Il commento del direttore
Remo Vangelista
Ospitalità di alto valore, ma basso impatto dei suoi flussi. Cambia la strategia turistica di Aruba, destinazione caraibica che sino al 2019 era meta di oltre 11mila italiani all’anno e ora non si fa problemi ad accoglierne circa 7mila.
“I visitatori dal Belpaese non sono più il secondo, ma il terzo mercato di riferimento dall’Europa - ha spiegato all’evento Brunch Aruban Way di Milano Valentina Humbert, marketing executive & pr Global Tourist Consulting in rappresentanza dell’Aruba Tourism Authority - e nel 34% dei casi risultano viaggiatori d’età fra i 30 e i 39 anni, o fra i 40 e i 49 al 16%, attratti per oltre la metà da una vacanza mare di circa una settimana o per poco meno di un terzo da viaggi di nozze”.
In ogni caso, siamo di fronte a un visitatore che ama soggiorni in hotel di livello (50%) “nonostante gli effetti dell’inflazione e, soprattutto, che utilizza ampiamente il canale delle agenzie di viaggi (53,60%) per prenotare la propria esperienza o informarsi sulle opportunità dell’isola”, conclude.