Confindustria Alberghilancia l’allarme: “Ad agosto la ripresa non ci sarà”

L’assenza di viaggiatori internazionali continua a condizionare pesantemente il settore alberghiero ed è forte la preoccupazione anche per le prossime settimane. A esprimerla è Confindustria Alberghi il cui monitoraggio fa registrare, anche per agosto, risultati ben lontani dal tutto esaurito degli anni precedenti.

“I viaggiatori internazionali costituiscono ben oltre il 50% delle presenze - ricorda Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi (nella foto) - e la loro assenza condiziona profondamente il settore alberghiero soprattutto nei segmenti lusso e nelle città d’arte, ma complessivamente in tutto il territorio. Qualche timido segnale è arrivato in queste ultime settimane dai Paesi più vicini, ma non basta a sostenere il settore”.

Tariffe in continuo calo
Una situazione questa testimoniata anche dalle tariffe, che mediamente presentano riduzioni anche superiori al 20% rispetto all’anno precedente. Particolarmente critico il momento per le città d’arte, ancora ferme in attesa della riapertura dei mercati internazionali. Qui sono poche le strutture aperte – non si arriva al 30% – e di queste la pressoché totalità segnala una contrazione dei prezzi di agosto 2020 tra il 20 e il 40%. Anche nelle destinazioni balneari si assiste a un trend analogo seppur meno marcato, con una flessione dei prezzi intorno al 10% rispetto ad agosto 2019.

La booking window è sempre più corta, ma le indicazioni sui prezzi di vendita dei soggiorni per il prossimo mese lasciano pensare che si replicherà il basso tasso di occupazione camere che si sta registrando per luglio, con un calo intorno al 90% per gli alberghi delle città d’arte e del 30% per il mare.

“Non abbiamo più tempo - è il grido d’allarme di Colaiacovo -, chi ha aperto in queste settimane registra tassi di occupazione camere bassissimi che non permettono di sostenere un’attività a pieno regine”. C’è dunque bisogno di interventi urgenti “per garantire la sopravvivenza delle nostre strutture, di un patrimonio che muove, come evidente in questi mesi, molta parte dell’economia dei territori e del Paese”.

Tra le questioni più scottanti quella, drammatica, dell’occupazione. Oltre il 60% degli hotel, secondo il monitoraggio Confindustria Alberghi, è ancora chiuso e la maggior parte di quelli aperti soffre di una debolezza della domanda tale da non poter richiamare in servizio la totalità dei lavoratori. Le 18 settimane di cassa integrazione, infatti, per molti sono già scadute e comunque sono prossime a terminare per tutti.

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