L'allarme degli hotel e dei ristoranti: mancano 100mila professionisti

Un esercito di almeno 100mila professionisti dell’ospitalità che hanno rinunciato al loro lavoro a causa della pandemia e che ora alberghi e ristoranti cercano affannosamente, per far fronte alla domanda di nuovo in crescita.

L’allarme, lanciato dalla Fipe già alla fine di maggio, sta assumendo proporzioni sempre più grandi come spiega Alessandro Nucara, direttore generale Federalberghi, che mette l’accento anche sulle conseguenze dei sussidi statali: “Manca il personale qualificato - dice a Il Sole 24 Ore - e in più si aggiungono gli strascichi della pandemia. C’è l’effetto reddito di cittadinanza che, insieme ad altre indennità, molto spesso allontana il personale stagionale”.

La carenza di stagionali
Negli hotel in questi mesi estivi si sta faticando a ricostruire soprattutto i team di sala e cucina perché, tra le altre cose, gli abituali stagionali secondo lui hanno preferito approfittare dei sussidi.

“La pandemia - conferma Aldo Cursano, vicepresidente vicario Fipe-Confcommercio - ha di fatto allontanato almeno 100mila professionisti dell’ospitalità con cui in passato abbiamo condiviso un progetto di crescita e lavoro”.

Trattative ad personam
In certi casi albergatori e ristoratori hanno dovuto affrontare il  problema della mancanza di personale qualificato con trattative ad personam “pur di offrire il servizio agli ospiti” come spiega Patrizia Rinaldis, presidente Federalberghi Rimini, la quale aggiunge che, nei casi in cui lo staff sia stato obbligato alla quarantena, albergatori e ristoratori hanno preferito chiudere l’attività per l’impossibilità di trovare sostituti degli addetti costretti all’isolamento.

“Il turismo e soprattutto la ristorazione si sono dimostrati fragilissimi - aggiunge Cursano - e tantissimi nostri collaboratori sono stati messi nelle condizioni di scegliere altri ambiti lavorativi, anche meno remunerativi ma considerati più sicuri e affidabili”.

“C’è un enorme problema di dispersione di professionalità dopo 18 mesi di fermo pressoché totale - commenta Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi -. Anche la formazione ha subito un rallentamento e questo è un fattore che rischia di pesare anche nei prossimi anni”.

Il risultato è che l’estate 2021, come segnala ancora Il Sole 24Ore, è stata così affrontata con un deficit del personale che nella ristorazione, in parecchi casi, ha portato a una riduzione del servizio o nel numero dei coperti con una penalizzazione dei ricavi che è arrivata al 30%.

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