Roma, il caso RagostaMarchese: “Abbiamo sfidato la pandemia, occupazione al 90%”

Roma è stata una delle vittime illustri della pandemia, a causa del crollo delle presenze internazionali di cui il suo incoming si nutriva. Ma ancora oggi, a più di due anni di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria, dai dati di Confcommercio Roma risulta chiuso il 30% degli alberghi della Capitale e la maggior parte di questi non riaprirà più.

Le difficoltà del ricettivo
E mentre alcune delle strutture delle catene alberghiere internazionali hanno dovuto affrontare i problemi correlati alle loro grandi dimensioni e alla necessità di una programmazione di attività di ampio respiro - e molti degli alberghi indipendenti più piccoli sono stati costretti a rimanere chiusi perché non potevano permettersi tassi di riempimento minimi -, gli hotel meglio strutturati sono stati in grado di far fronte a un mercato completamente trasformato: hanno tenuto duro nei mesi più bui degli scorsi anni e ora si trovano con meno concorrenti e una domanda che corre.

È il caso di Palazzo Montemartini Rome, A Radisson Collection Hotel, i cui risultati secondo Giuseppe Marchese (nella foto), general manager del gruppo di cui fa parte - Ragosta Hotels - ora si prospettano addirittura migliori di quelli del 2019 pre-pandemico. La struttura sta infatti registrando un tasso di occupazione superiore alla media, che in questi periodi, per gli hotel della Capitale, si attesta sul 60%: “Abbiamo riaperto a settembre 2021 - racconta Marchese - e, tra alti e bassi, siamo arrivati al 2022 fiduciosi nella ripresa. Ora ci troviamo a gestire un tasso di occupazione, per aprile e maggio, dell’80% e stimiamo di arrivare a breve al 90%, con un ricavo medio a camera che già ora supera di 10 punti percentuali quello del 2019”.


E se l'afflusso di americani non è ancora ai livelli del 2019, questo mercato è compensato dalle componenti nordeuropea e britannica e, sul lungo raggio, da un mercato nuovo, quello del Sudamerica, dalle grandi potenzialità: “Il nostro lavoro nei periodi più bui è continuato sempre - spiega Marchese -, abbiamo fatto comunicazione incessante, abbiamo cercato e firmato accordi, siamo stati il più attivi possibili nel campo della promozione, gettando le basi della ripresa che, ne eravamo sicuri, sarebbe arrivata”.

Come cavalcare la ripresa
Ripresa che, però, va cavalcata e gestita puntando su un concetto fondamentale: quello della flessibilità. “È cambiata radicalmente la metodologia di prenotazione e abbiamo dovuto imparare rapidamente a gestire non più il last minute, bensì il last second - spiega Marchese -. Inoltre dobbiamo essere disposti a garantire sempre al cliente la possibilità di disdire in qualunque momento, anche all’ultimo, pena la rinuncia alla prenotazione”.

Flessibilità che si declina anche sul fronte del pricing e dei servizi: “Abbiamo 82 camere diverse per tipologia e tariffe e costruiamo la prenotazione insieme all’ospite, aggiungendo i servizi che più gli interessano”.

Il lusso informale
Pacchetti personalizzati, dunque, ma non solo: “Ci vantiamo di avere un grande numero di repeater a Roma – sostiene il manager –, così come per le altre nostre strutture al mare (sulla Costiera amalfitana e a Taormina ndr), ed è il nostro sistema di accoglienza che li fa tornare. L’approccio per noi dev’essere professionale, ma amichevole: il lusso non deve spaventare o mettere in soggezione gli ospiti, i guanti bianchi non so nemmeno dove si comprano”.

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