Maurizio Crisanti, Anesv: "I parchi di divertimento guardano alle adv"

Dopo un anno durissimo, come è stato il 2014, i parchi di divertimento guardano con sempre maggiore attenzione anche al mercato delle agenzie di viaggi.

"I parchi hanno sempre puntato sul mercato delle agenzie. Anche se la comunicazione è rivolta principalmente al consumer, il lavoro con la distribuzione è sempre stato intenso, tanto è vero che all’interno dell’organizzazione quasi tutti i parchi hanno personale che proviene dalle agenzie di viaggi e conosce quel mondo. Diciamo che quest’anno questo segmento viene sicuramente più curato".

A raccontare il perché di questo ritorno di fiamma il segretario generale di Anesv, Maurizio Crisanti. "Il 2014 è stato un anno particolarmente difficile per la maggior parte delle strutture - spiega -. Ai riflessi della crisi si è aggiunto il maltempo e i parchi acquatici hanno sofferto moltissimo, meno quelli a tema, ma diciamo che è stato un anno pesante".
Forse anche per questo le strutture in questo 2015 guardano con particolare attenzione alle agenzie. L’obiettivo è non lasciare intentata nessuna strada per recuperare sia in pubblico che in fatturato. "Lo scorso anno a salvare i parchi acquatici sono stati gli stranieri, che hanno una percezione del clima ben diversa dalla nostra - dice Crisanti -. Lei prenda Disneyland Paris: fa 15 milioni di visitatori l’anno, ma certo va detto che non è messo in un’area favorita dal clima. E questo per il pubblico del Sud Europa è un discrimine importate".

L’Italia, quindi, dovrebbe essere estremamente favorita per il pubblico dei parchi, visto il clima. Eppure, le circa 200 strutture italiane non superano i 18 milioni di pax l’anno. "Il pubblico italiano può fare molto di più - ammette Crisanti -, ma manca una cultura del parco divertimenti. L’Italia, in realtà, è un grande parco divertimenti di per sè, senza bisogno di strutture ad hoc: se si vuole godere di una giornata di svago, ci sono molte destinazioni, dal culturale al mare, che si prestano".

Tanto è vero che in Italia stenta anche la trasformazione del parco divertimenti in un resort, un trend che invece, da Orlando negli Usa fino a Disneyland Paris, sembra essere quello più premiante.

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