Il bacio dello stregone

La giornata era stupenda con un cielo terso e un bel sole caldo. Mi trovavo a 3.100 metri e l'aria era pulita e piacevole dopo il grigiore e l'umidità di Lima. Avevamo impiegato quattro ore in macchina per arrivare a Chavin de Huantar, costruito nel 900 a.c., uno dei sito archeologici pre-Inca più importanti del  Perù.

Dopo una visita ai templi con bassorilievi di bellissime raffigurazioni zoomorfe, mi trovavo nella grande piazza centrale circolare con intorno le antiche terrazze alzate per il pubblico. Perché in questa piazza, mi hanno spiegato, dove nei secoli venivano praticate sacrifici umani e cerimonie religiose, era prevista la rappresentazione di un matrimonio tradizionale in presenza di uno stregone.

Mi siedo ed entra lo stregone. Di nome Serghio, porta in testa un magnifico copricapo di piume. Fa il giro della piazza, scrutando il pubblico, e si ferma proprio davanti a me. Mi prende per mano e mi trovo al centro della piazza, con in testa un allegro cappello di paglia decorato con fiori di campo.

Serghio mi ha scelto per fare la sposa. La cerimonia è lunga e il sole picchia. Meno male, penso, che mi hanno messo quel cappello in testa. Lo sposo, un timido contadino, mi prende la mano e Serghio entra in azione, ballando e cantando intorno a noi. Poi lo scambio, non di anelli, ma di due semplici nastri che Serghio ci stringe ai polsi. E siamo marito e moglie.

Poi vedo, come in un rallenti, lo stregone che si avvicina, la faccia sudata, gli occhi scintillanti, un sorriso storto sulle labbra.

E, con un brivido, capisco che Serghio è intenzionato a baciare la sposa. Prende la mia faccia fra le sue mani. Ma con notevole sangue freddo e una mossa fulminea giro la testa quanto basta, e il bacio di Serghio finisce amichevolmente sulla mia guancia.

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