Nome in codice Brandeburgo

Se io fossi tedesco questa volta sarei imbarazzato e inizierei a pensare a una maledizione, a un malocchio gettato da qualche Paese concorrente e in serie difficoltà economiche, invidioso dello stato di salute della Germania. L'elenco sarebbe lungo, ma non divaghiamo.

Ma come, i tedeschi, così precisi e determinati, che fanno elettrodomestici che durano vent'anni e inventano l'apicoltura in aeroporto per controllare la qualità dell'aria e l'impatto sull'ambiente delle emissioni; loro non riescono a tagliare quel benedetto nastro di un aeroporto nella città che ne ha più bisogno, perché sta crescendo in maniera importante?.

È passato un anno dalla grande figuraccia, nome in codice aeroporto di Berlino Brandeburgo, annunciato in pompa magna e stoppato last minute perché troppe cose non quadravano. Non so se avete presente la scenetta Merkel-Sarkozy che sghignazzano alla domanda sulle vicende di Berlusconi? Beh, provate  a immaginare Letta e Hollande che si mettono le mani nei capelli davanti ai giornalisti che chiedono un parere sulla situazione dell'aeroporto.

È passato un anno e la fine non si vede. Un colpo, uno scandalo, una beffa di proporzioni enormi. Si va avanti di rinvio in rinvio, ogni tanto un nuovo particolare, altre grane, tempi che si allungano. Ora l'ultima. Dalla Ue. Direttamente.

La Commissione europea ha rilevato che nella realizzazione non sono state rispettate le norme che proteggono la fauna. Uno scivolone dietro l'altro. E i tempi si allungheranno ancora.

Cari tedeschi, tenete duro, c'è speranza per tutti, non mollate. Ce l'abbiamo fatta anche noi, anche quando sembrava impossibile. Come dite? Faremo il ponte sullo Stretto di Messina? Adesso non esageriamo. Abbiamo aperto Comiso ed è già un gran risultato.

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