Lungo raggio, la via di WeRoad per salvare l’inverno

“Con la stagione invernale non potremmo lavorare se non a lungo raggio. Se non riapriranno i confini saremo costretti a bloccarci e a ricorrere nuovamente alla cassa integrazione. E non sarebbe giusto per nessuno”. Con queste parole il ceo e founder di WeRoad, Paolo De Nadai, si unisce al coro degli operatori che chiedono la riapertura del long haul e annuncia la decisione di tornare a vendere pacchetti viaggio verso le destinazioni di lunga gittata aperte per turismo.

“Siamo un’azienda italiana, ma operiamo anche nel mercato spagnolo e britannico tramite i nostri uffici locali per servire quei mercati - spiega De Nadai -. Lì da mesi è possibile viaggiare grazie a tamponi, vaccini e corridoi turistici, mentre in Italia è un anno e mezzo che assistiamo solo a proclami. Così visto che i nostri pacchetti di viaggio non includono il volo internazionale per consentire maggiore flessibilità, abbiamo scelto di rivolgerci sia ai 5 milioni di connazionali che vivono già all’estero e che quindi non sono soggetti all’attuale Dpcm sia a chi, scegliendo di fare uno scalo in un altro Paese Ue o si trova già all’estero, magari per motivi di lavoro, deciderà di unirsi ad uno dei tour di WeRoad”.

Una decisione, precisa l’operatore, che arriva “anche dall’amara constatazione che la situazione attuale consente ai colossi del digital come i portali di vendita viaggi e voli (dove chiunque può prenotare in autonomia i voli che desidera) o i grossi player crocieristici di operare liberamente, mentre tiene bloccati i tour operator italiani che operano, producono ricchezza e posti di lavoro e pagano le tasse nel nostro Paese”.

Un’operazione attraverso cui l’operatore si propone di “riscrivere le regole del turismo”.

“Viaggiare in modo sicuro si può, anzi è obbligatorio – conclude il ceo -, dando ormai per scontato il doppio ciclo vaccinale e se serve anche la quarantena fiduciaria al ritorno. Serve avere la possibilità di tornare a viaggiare con regole chiare e certe, invochiamo quindi un veloce intervento del governo affinché apra i confini al turismo, allineandosi al resto d’Europa. Lo dobbiamo ai 3,5 milioni di italiani che lavorano nel comparto e a tutte le persone che non vedono l’ora di tornare a scoprire il mondo”.

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