Da U-Fly a Malindo, la febbre low cost contagia anche l'Asia

Si chiamano Malindo Air, Air Asia, U-Fly, Scoot oppure Cebu. Nomi ancora poco noti al mercato italiano, ma nel contesto asiatico rappresentano una corazzata che si sta affiancando colossi del calibro di Singapore Airlines, Cathay Pacific, Lion Air, Malaysia i big dei cieli cinesi, solo per citarne alcuni. In un contesto, come quello asiatico, che nel trasporto aereo ha le maggiori prospettive di crescita e che contribuirà alla crescita mondiale del settore per il 40 per cento del totale da qui al 2040, secondo le stime Aci.

Anche in Asia sta esplodendo la sfida del low cost, sottolinea un servizio pubblicato oggi su Affari & Finanza di Repubblica, sebbene con dinamiche differenti rispetto ad America ed Europa. Attualmente le compagnie legate a questo segmento detengono il 26 per cento del mercato (dato che sale al 33 per cento circa se si prendono in considerazione solo i voli domestici): uno share limitato se paragonato a quello di alcuni Paesi europei, dove major e no frills si dividono praticamente equamente la fetta del mercato.

I dati della progressione
Ma la situazione cambia in maniera determinante se si prende in considerazione la sua progressione: dieci anni fa lo share si fermava all’8 per cento e i numeri potrebbero diventare da capogiro se si considera il potenziale di sviluppo del comparto in Asia. Già solo in India il tasso di crescita annuo è stimato al 7,5 per cento e addirittura all’8,5 in Vietnam.

L'esempio di Air Asia
Non è un caso che in questo ambito, ci sia stato chi, con lungimiranza, abbia puntato tutto sul low cost, come nel caso di Tony Fernandez e della sua Air Asia, rilevata nel 2001 a costo zero e oggi quinta compagnia in Asia per numero di passeggeri e con un network da 165 destinazioni.

Quella tra major e low cost è quindi una vera e propria guerra, che negli ultimi due anni ha già provocato conseguenze importanti: calo degli utili dei big e abbassamento generalizzato delle tariffe. Tanto che, così come stanno facendo in Europa colossi come British, Lufthansa e Air France, da Singapore a Lion si inizia a correre ai ripari creando le proprie filiali low fare oppure inserendo fasce tariffarie differenziate.

Ora il lungo raggio
Ma la battaglia sembra solo all’inizio. Anche da quelle parti qualcuno ha iniziato a fiutare le possibilità che può offrire un nuovo business, vale a dire il low cost applicato al lungo raggio. I primi tentativi sono già partiti, così come gli ordini per aerei in grado di rispondere a questo tipo di domanda. Per diventare la Norwegian dell’Est del mondo.

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