Manovra e affitti
brevi, associazioni
danno battaglia

Continua ad accendere gli animi la norma della bozza della legge di bilancio relativa agli affitti brevi, anche - e soprattutto - dopo la proposta di riformulazione che conferma l’aliquota al 21% per gli immobili (prima si era parlato di un innalzamento al 26%), a patto però che non siano affittati tramite portali telematici o intermediari immobiliari. Nel caso in cui questo avvenga si applicherebbe comunque l’aliquota maggiorata, ovvero il 26%.

Ed è proprio su questo punto che è scattata la reazione delle associazioni dell’alberghiero e dell’extralberghero, salite sul ring con posizioni diametralmente opposte.

Aigab, ad esempio, sottolinea come la nuova formulazione del testo non cambi la sostanza del precedente. “Tutti i contratti di locazione breve - spiega l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi - sono conclusi tra proprietari e conduttori per il tramite di portali e intermediari online. L’effetto rimane una patrimoniale su mezzo milione di famiglie italiane, colpevolizzate perché proprietarie di una seconda casa da cui ricavano un reddito integrativo”.

Ben diversa la posizione di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi: “Consideriamo - dichiara dalle colonne de la Nazione - che gli affitti brevi pagano l’Imu di una civile abitazione, una Tari di una civile abitazione, quindi sono già molto favoriti da quel punto di vista; credo che se dovessero pagare il 26% non succederebbe nulla. Non è che io pago le tasse in proporzione a quanti alberghi ho. Nel momento in cui io ho un appartamento, lo dedico a un’attività commerciale che sono gli affitti brevi, che io ne abbia uno, due o tre, è giusto che io paghi delle tasse adeguate”.

Fabri: “Gli hotel hanno tasse più alte”

Sulla stessa linea di pensiero Elisabetta Fabri, presidente di Confindustria alberghi: “Sono d’accordo a imporre una maggiore tassazione a chi mette a reddito il proprio appartamento a uso affitto di breve durata - dice in un’intervista al Sole 24 Ore -. Anche perché parliamo di livelli di tassazione tutt’altro che eccessivi. A tutti gli effetti, questa è palesemente concorrenza sleale con le strutture alberghiere, che hanno una tassazione complessiva ben più alta e, inoltre, sottrae alle città disponibilità di appartamenti per i residenti”.

Un conto, aggiunge, è quando si parla di prima casa, di un’abitazione in cui il proprietario mette a disposizione delle stanze per periodi limitati. “In questo caso - dice Fabri - è comprensibile che l’imposta sia ridotta. Diverso il caso di chi dispone di più immobili, spesso dedicati stabilmente all’affitto turistico. In molte città, infatti, si tratta di appartamenti che vengono locati per gran parte dell’anno e che, quindi, non possono più essere considerati come episodi saltuari, ma come vere e proprie attività economiche”.

Tornando sull’altro fronte, quello dell’extralberghiero, Claudio Cuomo, presidente di Aigo, l’associazione dell’ospitalità diffusa Confesercenti, non usa mezzi termini e riferendosi alla modifica della normativa parla addirittura di “gioco delle tre carte, una correzione di forma - sottolinea - che non modifica la sostanza: una stangata da oltre 100 milioni di euro, così come confermato dalla relazione tecnica alla manovra”.

“È ovvio - aggiunge FARE - Federazione Associazioni Ricettività Extralberghiera - che la gran parte delle prenotazioni avvenga oggi attraverso il web, perché le singole locazioni non hanno il potere contrattuale delle multinazionali dell’hospitality nei viaggi organizzati e nella visibilità online”.

“Approvare una norma del genere - aggiunge FARE - è contrario all’interesse nazionale e favorisce soltanto i grandi capitali, spesso esteri, che demoliscono studentati per costruire hotel di lusso nei centri città”. Secondo Cuomo continuare con micromodifiche che scaricano costi e oneri sui gestori non porterà alcun risultato: “La soluzione - sottolinea - è un’altra: accompagnare il comparto con incentivi e sostegni oggi, così da ottenere più gettito e più emersione domani”.

La Federazione FARE ribadisce, infine, la propria fiducia nel Parlamento: “Siamo certi - specifica - che la maggioranza dell’arco parlamentare non deluderà i cittadini italiani che cercano di creare lavoro, indotto e contribuzione senza gravare sulle casse dello Stato e confermerà l’impegno per la bocciatura di una norma punitiva verso la piccola proprietà immobiliare”.

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