Il commento del direttore
Remo Vangelista
I conti del lusso cominciano già a risentire della mancanza dei flussi di turisti dalla Cina. Come riportato dal Sole 24Ore, secondo le stime di Altagamma-Bain nel 2019 il mercato domestico cinese è cresciuto del 20 per cento rispetto al 2018 arrivando ai 30 miliardi di euro e, malgrado le difficoltà di Hong Kong, i cinesi hanno contribuito a livello mondiale al 90 per cento della crescita del valore del mercato dei bei personali di lusso.
Secondo un report di Barclays, l’epidemia da coronavirus potrebbe avere un impatto inferiore a quanto avvenuto per la Sars in quanto oggi le vendite online sono molto più diffuse. Tuttavia, l’acquisto nel negozio fisico sta tornando popolare. I luoghi di riferimento sono gli shopping mall e l’effetto potrebbe essere molto importante anche perché, se è vero che il tasso di mortalità del coronavirus rispetto alla Sars è più basso, è altrettanto vero che nel 2003 i cinesi coprivano il 2 per cento della domanda mondiale di beni di lusso contro il 35 per cento attuale. “Il nostro Paese non sarà esente da effetti negativi – spiega Patrizia Arienti, Emea fashion & luxury leader di Deloitte – in quanto il 35 per cento dei turisti cinesi che ogni anno visita l’Italia è ‘elite consumer’”.