Il commento del direttore
Remo Vangelista
Frusta e cappello di pelle, un tunnel pieno di trappole e l’apparizione di un idolo d’oro in una stanza segreta. Dall’uscita nei cinema del primo Indiana Jones, la scena introduttiva del film ha definito i crismi dell’avventura che il turismo estremo ha immancabilmente cercato di replicare a ogni latitudine.
Oggi, però, qualcosa è cambiato.
“Le soft adventures sono una forma di riscrittura dell’immaginario di viaggio emersa dal post Covid - riconosce Sandro Botticelli, marketing manager dell’Ente nazionale del turismo thailandese - perché la pandemia ha sì risvegliato il bisogno di mettersi alla prova prima che l’occasione giusta sfugga, ma ha anche fatto capire che la vita è troppo preziosa per essere sciupata con esperienze ripetitive. Non è un caso che il fine dining o le detoxing therapies siano diventati elementi integranti di viaggi nei quali l’interesse tende a spostarsi dall’azione alla sensazione”.
Grazie alla sua antica e complessa cultura, così come a un costo della vita tendenzialmente più competitivo, l’Oriente risulta oggi la destinazione di riferimento delle soft adventures, tanto che nuovi Paesi stanno guadagnando terreno. È il caso della Corea del Sud: “Film, serie televisive e social network della K-wave - spiega Jinsu Lee, direttore Korean Tourism Organization a Parigi - hanno gradualmente acceso nell’immaginario occidentale il desiderio di immergersi nel paesaggio coreano con la stessa devozione dei nostri concittadini”.
Incalzata da un’offerta asiatica sempre più dinamica e ricercata, la vicina Australia resta però nel cuore di quanti cercano un fascino pionieristico più marcato. “Il wild bush luxury celebra uno dei suoi cammini più esclusivi in Tasmania - spiegano Phillipa Harrison ed Eva Seller, managing director e continental Europe regional manager di Tourism Australia - visto che il Maria Island Walk permette di assaporare il meglio dell’Australia nell’omonimo parco nazionale. Chi preferisce ritmi più lenti, senza rinunciare però all’asprezza dell’outback, apprezza invece il Murray River Trail”.
Un temibile concorrente si è però affacciato sul mercato delle soft adventure, guadagnando rapidamente consensi anche in virtù della comodità dei collegamenti aerei: l’Arabia Saudita. “Uno dei principali vantaggi della regione di Aseer - spiegano dalla Saudi Tourism Authority - consiste nel riuscire ad abbinare cinque esperienze esclusive in un unico viaggio: dal trekking sulla più elevata cima saudita, la Soudah Mountain, al sorvolo in cabinovia fra le luci smeraldine della Green Mountain, arrivando a cimentarsi nel paraglide e a sperimentare un ritiro in una tipica fattoria rurale di Liwam, per chiudere in bellezza con una cavalcata per le valli di Tanomah”.