Cavaliere, Alpissima: "Alberghi aperti, ma non ci sono richieste"

“La riapertura o no degli impianti è un falso problema, il vero problema è la libera circolazione tra regioni”. Alessandro Cavaliere, owner Alpissima Hotels e ex presidente di Adava/Federalberghi Valle d’Aosta, sceglie di sfilarsi dalle polemiche che si concentrano ormai da settimane sulla riattivazione degli impianti sciistici, e punta l’attenzione, si legge su Hotelmag, su ciò che veramente impedisce alla stagione invernale di prendere avvio.

“Da una parte gli alberghi non sono obbligati a chiudere, ma la verità è che il telefono non squilla – constata Cavaliere -. Ad Aosta come a Venezia non ci sono richieste. Nessuna”. In questa situazione è quindi impensabile mettere in moto le stazioni di risalita e poi avere piste da sci quasi vuote. “Solo gli impianti della Valle d’Aosta, per funzionare, hanno bisogno di circa mille addetti: 300 lavoratori a tempo indeterminato, più almeno 600 stagionali. Se si riaprissero ma con i clienti che non possono arrivare da altre regioni – prosegue -, queste società rischierebbero il fallimento e poi, per l’impossibilità di procedere a una ricapitalizzazione imposta dalla legge Madia, non potrebbero riaprire l’anno prossimo. Possiamo permetterci questo rischio?…”.

Ecco perché, secondo Cavaliere, l’unica strada per il settore è quella di chiedere subito lo stato di emergenza: “Se nel primo lockdown tutto il sistema economico è stato paralizzato per tenere sotto controllo la pandemia, oggi c’è una parte della produzione del Paese, penso per esempio all’edilizia o all’export, che continua a lavorare anche se in condizioni non ottimali, mentre il turismo è fermo. Dobbiamo prendere atto di questa situazione e chiedere misure straordinarie”. Misure che, in attesa della ripartenza, servirebbero a tutelare sia imprenditori che addetti: “Sono certo – conclude – che, superata la pandemia, questo settore saprà rialzarsi e recuperare tutto, e anche con gli interessi. Ma ora bisogna proteggere le aziende ed evitare la tragedia sociale per tutti quelli che ci lavorano”.

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