Miraggio Cina: i limiti da superare per conquistare i turisti del Dragone

Sono sempre più giovani, iperconnessi e mostrano un interesse crescente per le esperienze locali e per i viaggi personalizzati. È il profilo dei turisti provenienti dalla Cina - oggi quasi 150 milioni quelli che si muovono all'estero, ma nel 2030 destinati a superare i 400 milioni - così come è stato raccontato nel convegno 'Turismo Italia-Cina-pronti a partire?' organizzato a Roma da Unindustria e Associazione Civita.

"La metà dei viaggiatori cinesi - ha sottolineato il presidente della sezione Industria del Turismo di Unindustria, Stefano Fiori - è diretta a Macao e a Hong Kong e solo 6 milioni arrivano fino in Europa, quindi - ha aggiunto - si tratta di numeri che possiamo assolutamente affrontare nonostante le problematiche dell'overtourism". E in effetti, anche se Roma e Milano sono state nel 2018 tra le prime 10 città più visitate, i numeri che toccano l'Italia sono ancora esigui.

"Il mercato cinese - ha spiegato il presidente Enit, Giorgio Palmucci - vale appena il 2,4% degli arrivi internazionali e 5 milioni di presenze. Da questo punto di vista abbiamo ampi margini di crescita, ma è innegabile che le nostre strutture ricettive, così come i musei e il settore della ristorazione, hanno ancora una conoscenza limitata del cinese".

Ha invece puntato l'attenzione sulla necessità di rinegoziare i bilaterali che regolano i diritti di volo tra i due Paesi l'a.d. di Adr, Ugo De Carolis. "Oggi abbiamo 12 città della Greater China collegate con Fiumicino, 7 compagnie aeree attive e 900mila passeggeri ogni anno. Forse potremo arrivare a un milione, ma per aumentare il numero delle frequenze è necessario che vengano sbloccati gli accordi bilaterali Italia-Cina".

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