Stop allo sci, non si placa la polemica:Regioni e associazioni sul piede di guerra

Non accennano a sopirsi le polemiche sulla mancata riapertura degli impianti sciistici, bloccata da un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza firmata a meno di 12 ore dalla ripartenza.

Le stesse Regioni che sono le più colpite dal provvedimento, dal Piemonte alla Lombardia al Veneto, sono partite lancia in resta chiedendo a gran voce che i ristori siano immediati per andare a compensare le nuove perdite che le attività hanno registrato in questi ultimi giorni, durante i quali hanno speso per far ripartire la macchina del turismo invernale caricandosi di nuovi costi.

In Piemonte gli assessori allo Sport Fabrizio Ricca e al Turismo e Commercio Vittoria Poggio hanno chiesto un incontro al neo-ministro del Turismo Massimo Garavaglia, mentre il presidente Alberto Cirio ha chiesto al neo ministro agli Affari Regionali Mariastella Gelmini di essere ascoltato insieme alle altre Regioni che hanno nel sistema del turismo invernale uno dei comparti chiave della propria economia.

In Lombardia il governatore Attilio Fontana sui schiera a fianco degli operatori e albergatori della montagna, mentre il presidente del Veneto, Luca Zaia, sottolinea come sia necessario “provvedere immediatamente ai ristori, ma anche indennizzi per il danno ricevuto. Siamo infatti tutti convinti che la salute sia un bene assolutamente primario: ma non possiamo continuare ad assistere a questo balletto di dichiarazioni, col Cts che prima dice che possono essere aperte le piste da sci e poi una dichiarazione mediana che esprime preoccupazione fino al niet finale. Così è impossibile programmare alcunché”.

Il rispetto e i numeri
Chiede rispetto Federturismo: “Con il cambio di Governo ci aspettiamo innanzitutto un cambio di passo verso un maggiore rispetto degli operatori - dichiara la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli. Non sono più accettabili  queste modalità di procedere, chiediamo maggiore chiarezza, trasparenza e regole certe. La decisione arrivata in extremis di posticipare l’apertura degli impianti sciistici al 5 marzo non è rispettosa nei confronti di tanti imprenditori, lavoratori e turisti e rappresenta un duro colpo per l'economia della montagna”.

A fare il conto dei danni è invece Assoturismo Confesercenti, attraverso il Centro Studi Turistici: l’aver rinviato, praticamente senza preavviso, l’apertura degli impianti sciistici farà scomparire altri 3,3 milioni di presenze turistiche nelle località montane, per una perdita di ulteriori 400 milioni di euro circa di fatturato, sottolinea l’associazione. “Non si può cambiare idea a 24 ore dall’avvio della stagione – dice il presidente Vittorio Messina -, gli operatori delle località del turismo invernale hanno già investito e assunto personale. Le imprese hanno bisogno di pianificare l’attività con un ragionevole anticipo”.

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