Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Le dimore storiche sono presìdi culturali rappresentando un ruolo decisivo nella diversificazione dell’offerta turistica e nella valorizzazione delle aree interne e rurali.” Così Maria Pace Odescalchi, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane (Adsi) rimarca il contributo del comparto nella costruzione di un turismo sostenibile e nella valorizzare delle destinazioni minori, passaggio cruciale per decongestionare le mete più battute.
Intervenendo ieri agli Stati Generali del Turismo promossi da Forza Italia Odescalchi ha rimarcato che “le dimore storiche italiane sono il più grande museo diffuso del nostro Paese e d’Europa, rappresentando il 17% del patrimonio culturale nazionale. Su oltre 45.000 dimore - ha proseguito - il 20% si trova nelle aree interne del paese, rappresentando un vero e proprio motore di aggregazione e di sviluppo economico per il territorio che in molti casi rischia lo spopolamento”.
Nel 2024, le dimore storiche private hanno accolto 35 milioni di visitatori e organizzato oltre 210.000 eventi, di cui oltre 70.000 a titolo gratuito, contribuendo alla crescita economica e alla coesione sociale di tutto il territorio italiano. Per la presidente di Adsi, “le oltre 43.000 dimore diffuse su tutto il territorio nazionale - di cui molte in borghi e contesti rurali - rappresentano un museo a cielo aperto, dove l’accoglienza turistica si intreccia con la vita quotidiana dei territori, offrendo esperienze autentiche e immersive che parlano delle nostre radici più profonde. Un modello virtuoso, dove la tradizione dialoga con la modernità e il turismo si trasforma in strumento di tutela, conoscenza e sviluppo”.
In questo senso, le dimore rappresentano anche una risposta concreta all’overtourism, grazie alla loro capacità di delocalizzare i flussi turistici verso territori meno noti, ma ricchi di valore. “Il riconoscimento delle dimore storiche da parte delle istituzioni come partner strategico per lo sviluppo delle aree interne è necessario anche considerando i costi di manutenzione spesso molto elevati che richiedono i beni vincolati. Nel solo 2023 sono stati investiti oltre 1,9 miliardi di euro per la conservazione e il restauro di queste strutture, contribuendo in modo significativo alla crescita del Pil”, ha concluso Odescalchi.