Ventana: storia del t.o.per dirigenti e calciatori

Si dice che i gatti hanno 7 vite. Ventana, forse, ne ha anche qualcuna in più. ll tour operator (ma anche gruppo turistico, nonché agenzia di viaggi) si prepara a un nuovo passaggio di mano, quello che lo porterà dalla Sancarlo Viaggi della famiglia Tonelli al fondo Longaway Investment. Ma non è la prima volta che il marchio cambia proprietà e assume una nuova incarnazione. Anche perché, alla nascita, Ventana era qualcosa di unico nel panorama turistico italiano.

L’esordio con la Fiat
Ventana nacque nel 1976 come realtà con una personalità ben marcata: essere il ‘braccio turistico’ della Fiat.

All’epoca la casa automobilistica era il polmone vitale del capoluogo piemontese e arrivava a dettare i ritmi di vita di tutta la città: quando il Lingotto, d’estate, chiudeva i battenti per le ferie lo faceva anche tutto l’indotto. E, di conseguenza, anche buona parte delle altre attività (che restavano, nel periodo di chiusura degli stabilimenti, ‘orfane’ dei loro clienti).

La città si svuotava, con una quota considerevole di torinesi in partenza verso le vacanze o la villeggiatura. La Fiat, insomma, influenzava i tempi delle vacanze di tutta la città.

A questo bisogna poi aggiungere le esigenze di trasferimento dei dipendenti e soprattutto dei dirigenti dell’azienda, che già all’epoca vantava sedi in altri Paesi del mondo. Senza contare la Juventus, con i relativi spostamenti di calciatori e tifosi.

Insomma, lo sbarco della Fiat nel mondo del turismo era quasi una mossa obbligata. Ma Ventana era qualcosa di più di una semplice agenzia di viaggi interna alla Fiat: con una prestigiosa sede in Galleria San Federico a Torino, l’operatore si presentava come una realtà dalle ambizioni maggiori.

La crescita
E così effettivamente fu. Ventana crebbe e lo fece abbastanza rapidamente. Negli anni in cui il turismo organizzato assumeva un nuovo volto, diventando più simile a quello che sarebbe stato ai giorni nostri, Ventana entrò di diritto nella top ten degli operatori tricolore.

Poi iniziarono i passaggi di mano. La Fiat conosce anni di trasformazione interna e a cambiare sono anche le sorti di Ventana. Nel 1989 la società passò a Carlson Wagonlit; nel ’94 ci fu un nuovo passaggio di quote, con l’arrivo della Tempo Libero della famiglia Pavan. Erano anni di grandi compravendite e grandi investimenti nel mondo del turismo (il debutto nel settore di Callisto Tanzi di Parmalat o la cessione di Francorosso, per fare due esempi) Ventana non fece eccezione, ma improvvisamente le sorti si ribaltano.

Nel giro di pochi anni il tour operator, che contava 100 dipendenti e 100 miliardi di lire di fatturato annuo, scese a 60 dipendenti. Fino al fallimento, sotto il peso di 10 miliardi di lire di debiti, dichiarato nel 1997 dal Tribunale di Torino.

La rinascita con i Tonelli
Il marchio rimase nascosto dai riflettori per 10 anni. È nel 2007 che la Sancarlo Viaggi di Torino di Giancarlo e Luca Tonelli rileva il marchio e lancia il progetto Ventana Group. Un totale di 6 business unti, un’attività che guarda la segmento corporate e ai viaggi di lusso e soprattutto una sede ben radicata a Torino, la città che dopo le Olimpiadi del 2006 stava cercando di conquistare il suo posto nel turismo.

Anno dopo anno, Ventana diventa una realtà da 75 dipendenti e 35 milioni di euro di fatturato, in grado di portare sotto la Mole convegni ed eventi di rilevanza internazionale.

Poi, come molte realtà del turismo, anche Ventana ha conosciuto un ridimensionamento, arrivando agli attuali 35 dipendenti.

Ora per il gruppo si apre un nuovo ciclo, con il passaggio a Longaway Investment e lo spostamento della sede legale a Milano. Ma la centrale operativa resterà a Torino, la città che ha visto Ventana rinascere più volte. E che pesa ancora per il 50% sul business del gruppo.

Francesco Zucco

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