Low cost sotto esameIl momento della verità

È il primo vero ‘esame’ del modello low cost. Da quando un piccolo manipolo di compagnie aeree ha deciso di togliere tutti i ‘fronzoli’ dando vita al modello chiamato appunto ‘no frills’ è la prima volta in cui questa tipologia di business si trova ad affrontare un periodo di difficoltà che coinvolge esplicitamente (e unicamente) il sistema dei voli a basso prezzo.

Le cancellazioni di Ryanair (e quel Michael O’Leary che indossa metaforicamente il saio chiedendo scusa a destra e a manca) prima, il fallimento di Monarch fanno pensare che il mondo low cost si trovi effettivamente a un banco di prova. Loro, abituati a macinare numeri, divorare quote di mercato e presentarsi come esperti di alchimie per produrre margini, ora appaiono come scolaretti il primo giorno di scuola.

L’esperienza delle major
Già, perché per le loro sorelle maggiori, le major, tutto questo è un film già visto. Nella storia dell’aviazione civile gran parte degli scenari sono già stati visti: fallimenti consumati dalla sera al mattino, margini sotto stress a causa di eventi socio-politici, conti in bilico, commissari straordinari, procedure di amministrazione controllata (o sue varianti, a seconda delle legislazioni dei vari Paesi).

Per le low cost, tutto questo è una novità. Loro, gli enfant terrible del trasporto aereo, l’armata dei giovani pronta a destabilizzare i dinosauri dell’aviazione, ora devono fare i conti con una triste realtà: la possibilità che qualcosa non vada per il verso giusto.

Come in un romanzo di formazione, per le giovani ‘no frills’ è arrivato il momento del rito di passaggio: lasciarsi alle spalle la giovinezza arrembante e spensierata e diventare veramente grandi, ovvero imparare a gestire le difficoltà. Qualcuno di loro lo farà più velocemente, qualcuno ci metterà di più. Magari qualcuno non riuscirà mai a diventare grande e resterà un eterno Peter Pan (accade anche con le aziende).

I tre punti critici
Il Sole 24 Ore di ieri ha messo in luce le tre bucce di banana su cui il sistema low cost potrebbe scivolare: le fluttuazioni della sterlina legate alla Brexit (che hanno giocato un ruolo fondamentale nella vicenda Monarch), i contratti di lavoro (il tallone d’Achille di Ryanair) e il prezzo del petrolio (uno dei problemi maggiori per tutto il trasporto aereo). Ma c’è un altro elemento da aggiungere: mentre le low cost fanno i conti i fattori destabilizzanti, le major stanno invece rialzando la testa. E potrebbero riprendersi le quote di mercato che negli anni scorsi si sono viste sottrarre.

C’è ancora un elemento importante: sempre secondo i dati pubblicati dal quotidiano finanziario, gli analisti avrebbero rivisto al ribasso le previsioni di crescita per i voli a corto raggio. Per l’inverno, la stima sarebbe passata da +7,3% a +3,2%: non uno scherzo, insomma. Il corto raggio è il vero regno del low cost, che ora cerca di sfondare anche nel long haul. Ma in questo settore il mondo no frills è un novellino: mentre i nomi storici sono abituati a gestire questo tipo di collegamenti.

Insomma, se le low cost fanno sconti, il mercato decisamente no.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana