Iata contro i movimenti no-flightI vettori passano al contrattacco

L’attacco alle compagnie aeree è stato sferrato. E ora l’industria dei trasporti è decisa a scendere in campo per difendersi. Iata starebbe progettando una campagna di risposta al Flight Shaming che, con la spinta di Greta Thunberg, si sta diffondendo rapidamente in Europa. Obiettivo del movimento, limitare al massimo gli spostamenti in aereo, ovvero il mezzo considerato come il più inquinante. Alcune frange degli ambientalisti hanno infatti individuato nel trasporto via aria una delle principali cause di emissione di Co2.

La risposta delle compagnie
Come riporta anche simpleflying.com, il comparto aereo sta rispondendo alle accuse già da diverso tempo, ad esempio con i programmi per l’eliminazione della plastica monouso e le compensazioni di carbonio. Come afferma il portale, comunque, i voli sono responsabili del 2,5% delle emissioni globali di Co2: una percentuale probabilmente molto inferiore a quella ‘percepita’; ad esempio, si afferma ancora, il settore della moda sarebbe responsabile del 10% delle emissioni, dunque una percentuale ben più alta.

Tuttavia, le varie iniziative per limitare i voli stanno riscuotendo successo: la domanda sarebbe infatti in calo nelle aree in cui i movimenti no flight e flight shaming hanno preso particolarmente piede.

Ma ora Iata stessa sarebbe pronta a rispondere con una campagna di informazione per spiegare cosa hanno fatto e costa stanno facendo le compagnie aeree in tema di ambiente. Inoltre, l’iniziativa vuole anche informare correttamente sul reale impatto del settore sulle emissioni di Co2.

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