Il movimento ‘no fly’ che spaventa i vettori: niente voli per salvare il pianeta

Non volare per ridurre le emissioni e salvare l’ambiente. Questa è la scelta di vita di una comunità sempre più ampia di viaggiatori, che ha promesso di rinunciare ai voli di linea per proteggere il pianeta e ridurre l'effetto serra. È il movimento ‘no fly’, nato in Svezia e portato alla ribalta dalla giovane attivista Greta Thumberg, ideatrice dei ‘FridaysForFuture’.

Nel mirino le emissioni di CO2 degli aeromobili, responsabili di esercitare pressioni negative sull’ambiente, contribuendo ad alzare le temperature e l’inquinamento atmosferico.

La presa in Italia
Il movimento inizia a fare proseliti in diversi Paesi d’Europa tra cui l’Italia e inizia a suscitare l’interesse delle compagnie aeree, che vedono allontanarsi una fetta di mercato sempre maggiore, fatta di giovani e anche lavoratori. Come nel caso di Giovanni Montagnani, giovane ingegnere dottorando al Politecnico di Milano, che al Corriere della Sera ha spiegato come la sua scelta di rinunciare ai voli stia condizionando anche i suoi viaggi di lavoro. “L’ho comunicato alla mia azienda che ha delle attività in Cina - ha raccontato -. Quando mi hanno chiesto: ma lei sarebbe disponibile a viaggiare? Ho risposto no se devono prendere l’aereo”.

La protesta corre sui social
La protesta ‘no fly’ si muove prevalentemente sui social, incentivando l'uso soluzioni di trasporto alternative e meno impattanti: una su tutte il treno, anche per le lunghe distanze.

La posizione dei vettori?
Resta da capire come risponderà l’industria del trasporto aereo. Mai come negli ultimi mesi il tema del ‘viaggio etico e responsabile’ è stato così presente nell’industria dei viaggi. La sostenibilità ambientale sembra essere entrata definitivamente nei discorsi aziendali, dall’hospitality ai trasporti. Ma nel caso di questi ultimi forse i passi sono ancora molti da fare.

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