Compagnie e rimborsi: un conto da 35 miliardi

Trentacinque miliardi di dollari nel solo secondo trimestre dell’anno. In aggiunta alle perdite nette già stimate, 39 miliardi. Arriva la prima stima della Iata per la voce rimborsi, uno dei temi più dibattuti in queste settimane a sul quale l’associazione delle compagnie aeree mondiali sta chiedendo a gran voce una normativa che faciliti l’utilizzo dei voucher, anche nelle forme più flessibili mai utilizzate prima, al posto del cash immediato. Un appello che finora non sembra avere incontrato particolari favori.

Le cifre
Confermate le previsioni sull’anno per oltre 250 miliardi di dollari di mancate entrate economiche, l’attenzione della Iata si concentra ora sul trimestre in corso, per fare una prima valutazione dell’impatto che i vettori si troveranno a fronteggiare nell’immediato.

Il ‘bollettino di guerra’ appare alquanto impietoso: il settore è destinato a bruciare oltre 60 miliardi delle proprie casse in soli 3 mesi (da aprile a giugno), con una perdita netta sul periodo valutata in 39 miliardi di dollari, determinata da un calo del fatturato del 68 per cento: tre punti in meno rispetto al calo della domanda grazie ai voli cargo e umanitari che le compagnie stanno effettuando prevalentemente per conto dei Governi.

Il tema rimborsi
A questo si aggiungono appunto i costi dei rimborsi, 35 miliardi, che le aerolinee si troveranno costrette a sborsare per rispondere alle richieste dei passeggeri che si sono trovati, inevitabilmente, a vedere la propria prenotazione cancellata.

“Le aziende non possono tagliare i costi in maniera sufficientemente adeguata per compensare le ingenti perdite” ha poi ribadito il ceo Iata Alexander De Juniac, che ha rinnovato l’appello alle istituzioni affinché provvedano al più presto a una forte iniezione di cash per sostenere tutto il comparto in vista della futura ripresa.

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