Come lo stop ai voli sta frenando l'industria del petrolio

Il fermo degli aerei non sta mettendo in difficoltà solamente vettori e aeroporti. Insieme ai continui ‘stop & go’, infatti, rischia di dare il colpo di grazia all'industria del petrolio e dei combustibili fossili, uno dei capisaldi del capitalismo mondiale.

Fino al 2019, racconta ilsole24ore.it, il trasporto aereo è stato uno dei segmenti più redditizi per il mercato dei carburanti, rappresentando l’8 per cento dei consumi. E il trend era destinato a crescere.  

Nel 2020 lo stop ai voli imposto dalla pandemia Covid-19 ha dimezzato la domanda, portando a un crollo del prezzo di vendita e a duri effetti sui margini di raffinazione, con costi al barile che nel Nord Europa sono passati da 16 a 3 dollari.

Il problema delle scorte
Al problema dei prezzi si unisce, inoltre, quello del carburante invenduto. Le scorte continuano ad accumularsi come mai prima, principalmente a causa della lenta ripresa dei collegamenti long haul.

I fornitori energetici si trovano così costretti a cercare soluzioni alternative e nuove destinazioni d’uso, miscelando il cherosene destinato agli aerei con altri combustibili.

La ripresa però è lontana e lunedì scorso le quotazioni del barile sono crollate del 5%. Che sia l’inizio di una rivoluzione energetica.

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