Istat e vacanze rallentate
“Pesa il costo della vita”

Il rallentamento della domanda italiana di viaggi e vacanze nel 2023, segnalato ieri dall’Istat, fa discutere il mondo del turismo. Che rispedisce, almeno in parte, al mittente le accuse di aumento dei prezzi come unica causa di questo raffreddamento nella richiesta di viaggi.

“Il turismo è una filiera e in quanto tale costituita da una serie di fornitori che arrivano al consumatore finale con la loro offerta – dice Giuseppe Ciminnisi, presidente Fiavet Confcommercio -. Senza dubbio il costo dei viaggi è aumentato, in primis per l’aumento del costo di ogni singolo fornitore che costituisce il pacchetto turistico. Soprattutto i costi del trasporto incidono, ma si tratta di aumenti inevitabili per una serie di congiunture economiche: molte compagnie avevano chiuso con la pandemia, le tratte non erano del tutto ripristinate. Inoltre, le guerre in corso hanno avuto conseguenze su inflazione e costi energetici costituendo un peso fondamentale che incide sui consumi di ogni settore, turismo incluso. Non è che nella filiera agroalimentare o tessile sia accaduto qualcosa di diverso. Per di più, nonostante questo impoverimento dei consumi, in questa fase, si insiste con politiche che tendono a fare cassa come tasse di soggiorno o di ingresso e altri balzelli che alla fine costringono il turista a non viaggiare proprio per problemi di mancanza di liquidità o a farlo fuori dall’Italia quando si tratta, di un prodotto turistico generalista, come la vacanza balneare ad esempio”.

Quindi, aumenti sì, ma motivati dai costi che sono ‘decollati’ in ogni settore.

“Quello rilevato dall’Istat è un dato semplice e complesso nello stesso tempo – aggiunge Vittorio Messina, presidente Assoturismo Confesercenti – che per altro noi avevamo già segnalato a fine stagione. Sicuramente degli aumenti ci sono stati nel settore, ma non a scopo speculativo. Ed è significativo che il calo più rilevante delle vacanze degli italiani sia nel periodo estivo: l’aumento del costo della vita, i tassi dei mutui in crescita e il contraccolpo dell’inflazione sugli stipendi, con i contratti collettivi rinnovati solo a fine 2023, hanno costretto i nostri connazionali a tagliare sulla spesa per i viaggi”.

Sul viaggio più destagionalizzato, e su una frenata che ha riguardato un certo target di clienti concorda anche Enrica Montanucci, presidente Maavi. “Se guardo al 2023, francamente mi ritrovo poco nei dati Istat – dice -. È vero, però, che, al netto dell’incremento dei prezzi dovuto soprattutto al volato, il target alto spendente ha continuato a viaggiare, mentre c’è stata, e c’è anche quest’anno, una paralisi del turismo medio spendente. Per non parlare dei periodi di vacanza: ad oggi, ad esempio, registriamo un’esplosione di prenotazioni fino a luglio e poi già per Capodanno, mentre agosto è fermo. Diciamo che l’altissima stagione viene percepita come più cara, e il turista che concentra le sue vacanze in quel periodo è in attesa”.

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