Tasse d’ingresso e visti
Una mappa delle novità

Il visto turistico si sta sempre più trasformando in una tassa d’ingresso. Crescono, infatti, i sistemi digitali, che rendono le procedure di ottenimento più veloci e agevoli, ma aumentano costi e balzelli, che rendono difficile orientarsi da Paese a Paese.

L’avvento della digitalizzazione ha infatti reso il lavoro più rapido, ma non sempre più semplice. “Oggi il nostro lavoro sui visti per turismo è quasi tutto online – racconta Andrea Montefusco, titolare di VisaeTravel, agenzia specializzata nella preparazione di pratiche per l’ottenimento di visti consolari, legalizzazioni e business travel – Ogni nazione ha il suo portale ufficiale. È tutto più rapido, servono pochi dati personali, la scansione del passaporto e stop. Solo per i visti di studio e lavoro le pratiche si fanno ancora con la richiesta al consolato, ma anche in questo frangente le cose stanno cambiando”.

Il nodo dei costi

Tempi più brevi, meno file, insomma un vantaggio in più per i turisti, ma che in realtà non hanno mai cambiato le proprie abitudini, come confermano anche gli operatori turistici. “Nel target alto-spendente di Exclusive, il brand ACI blueteam dedicato al luxury leisure, la questione visti non influenza la scelta della meta, salvo rarissimi casi in cui i tempi di rilascio siano particolarmente lunghi - dichiara Massimiliano Biella, direttore leisure travel di ACI blueteam -. Il costo del visto, di norma comunque, non incide sulla decisione della destinazione, anche in altri segmenti”. Se quindi il viaggiatore non si lascia influenzare, questo potrebbe rappresentare un motivo in più per gli Stati di fare cassa con il turismo. “Alcuni Paesi hanno dichiarato di aver tolto il visto ma in realtà hanno solo introdotto una tassa elettronica cambiandone il nome, come è successo per il Kenya”, precisa Montefusco. Il Paese africano aveva infatti prima dichiarato l’abolizione del visto classico, per poi sostituirlo con l’introduzione del nuovo Eta, al costo di 30 euro. “Potremmo dire che il trend per il futuro è trasformare i visti in ‘tasse sui dati biometrici’”, aggiunge Montefusco.

I casi eclatanti

Se tuttavia l’aumento del costo dell’Esta per gli Stati Uniti ha fatto discutere, i casi eclatanti restano comunque altri. La Tanzania, ad esempio, è l’unica nazione che oltre al visto ha introdotto anche l’obbligo di una tassa medica, acquistabile solo da un sito governativo. In Nigeria, dove il turismo è una nicchia e non vuole essere incoraggiato, il governo ha fissato il costo del visto a circa 500 euro. “Poi ci sono casi come Zanzibar, dove paghi anche la tassa di ingresso e quella di uscita dal Paese. In tutto 200 euro, da versare prima ancora di partire”, racconta Montefusco. In questa lista di casi particolari, potrebbe finirci anche lo stesso Esta per gli Stati Uniti. Facile e rapido da ottenere online, nasconde però l’incognita della black list americana: chiunque abbia viaggiato, dopo il 2021, in uno degli Stati considerati ‘canaglia’ da Washington (tra cui Cuba), non potrà ottenerlo, e dovrà fare richiesta di un visto turistico diverso, a un costo maggiorato di circa 200 euro.

Il servizio completo è disponibile su TTG World a questo link

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