Le catene alberghiere spagnole in flessione sui Caraibi

Le quattro principali catene alberghiere spagnole - Meliá, Barceló, Riu e Iberostar - hanno evidenziato una contrazione delle entrate degli hotel ai Caraibi. In dettaglio, secondo quanto riportato da Reportur, la catena Meliá ha registrato ricavi inferiori in Messico, nella Repubblica Dominicana e a Cuba, mentre Barceló ha ammesso di aver ottenuto un’occupazione inferiore nell'intera area. Dal canto suo, Iberostar è preoccupato per il mercato statunitense e Riu riconosce un impatto negativo sul fronte dei clienti argentini.

Cala il RevPar
Il RevPar di Meliá a Cuba ha subito una flessione del 10,6%, e unsa percentuale simile ha riguardato la Repubblica Dominicana (-10,7%) e il Messico (-5,6%).  “Siamo stati colpiti da preoccupazioni di natura  socio-economica e politica, da problemi relativi alle alghe e addirittura campagne diffamatorie che hanno creato preoccupazione tra i clienti riducendo di conseguenza la domanda”, ha detto il ceo e vicepresidente di Meliá Gabriel Escarrer nel presentare il rapporto semestrale sui risultati.
Meliá conta 63 hotel ai Caraibi, distribuiti fra Giamaica, Bahamas, Cuba, Messico, Repubblica Dominicana e Panama. Barceló gestisce 45 stabilimenti in Repubblica Dominicana,  Cuba, El Salvador, Costa Rica, Messico e Aruba e riconosce che l'occupazione è calata nei primi cinque mesi dell'anno. "Questo dato non emerge dal bilancio della società in quanto il tasso di cambio del dollaro ci ha avvantaggiato" hanno affermato fonti della catena co-diretta da Simon Pedro Barceló.  

Mercato argentino in flessione
Dal canto suo, Riu ha sottolineato che alcuni mercati come l'Argentina sono stati particolarmente sensibili alla comparsa di alghe sulle spiagge. "Viaggiare nei Caraibi è un viaggio a lunga distanza e ad alto costo, quindi il sargassum ha comportato un calo delle prenotazioni". La maggior parte dei 27 hotel Riu nei Caraibi sono concentrati in Messico, Repubblica Dominicana, Giamaica e Bahamas.
Anche Iberostar evidenzia la debacle del mercato argentino, ma la collega alle turbolenze economiche del Paese. "È vero che è più difficile attrarre clienti statunitensi in Messico o nella Repubblica Dominicana" affermano fonti interne alla compagnia. Il tutto senza contare il notevole incremento registrato sulla capacità alberghiera nei Caraibi.

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