Confindustria Alberghi: l'hotellerie va tutelata perché coinvolge molte filiere

Un patrimonio che va tutelato non solo per l’importanza che riveste di per sé, quanto per la stretta connessione che ha con alcune delle principali filiere dell’economia italiana. È l’industria alberghiera analizzata secondo un’ottica nuova la protagonista dell’analisi realizzata da CDP Think Tank, EY Hospitality, CDP Investimenti SGR e Confindustria Alberghi.

La catena del valore
Lo studio - presentato da Confindustria Alberghi a Mef, Mise, Mibact e Ministero del lavoro e delle politiche sociali - non ha indagato la fase della fruizione turistica, ma ha iniziato ad analizzare la complessa catena del valore che sta a monte e che costruisce il prodotto prima che il turista decida di comprarlo e varchi la soglia dell’hotel.

Le filiere coinvolte
Se da un lato i consumi turistici generano un fatturato importante business to consumer che coinvolge ristorazione, agenzie di viaggi, trasporti, imprese culturali e del tempo libero, dall’altro si genera un’intensa rete di scambi business to business che contribuiscono in maniera importante al fatturato di altre filiere nazionali. Filiere che vanno che vanno dall’edilizia al legno e alll’arredo, dalla moda all’alimentare e ai servizi.

Oltre il 50% dei flussi in uscita delle aziende alberghiere alimenta il fatturato di altri settori. Secondo la stima elaborata nel rapporto, il coinvolgimento di queste altre filiere vale circa 6 miliardi di euro tra l’acquisto di servizi e di beni e materiali. Ma la parte del leone è quella legata ad edilizia e investimenti che, solo per ristrutturazioni e conversioni di edifici in strutture ricettive, dal 2018 a oggi hanno raggiunto la cifra di 1,5 miliardi.

Situazione delicatissima
Quindicimila le aziende alberghiere italiane che, fino al lockdown di marzo, avevano fatto domanda di accesso al tax credit. “Questo processo – spiega la nota di Confindustria Alberghi - deve ripartire il prima possibile, la crisi attuale è durissima ma temporanea. I modelli sociali che hanno visto il numero di viaggiatori nel mondo passare da 674 milioni nel 2000 a 1,5 miliardi nel 2019 certamente torneranno e l’Italia recupererà il suo ruolo di superpotenza del turismo internazionale”.

La fase attuale è quindi delicatissima e le scelte di queste settimane, di questi giorni, “saranno quelle che faranno la differenza. Il patrimonio di imprese, oltre 33mila, del settore rischia di non avere energia per riprendere questo cammino”.

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