Parchi di divertimento: “Visite in calo del 50%, giovani siano esentati dal Green Pass”

Nel weekend successivo all’entrata in vigore del Green Pass, i parchi di divertimento italiani hanno registrato un calo degli ingressi del 50%. Il dato arriva da una nota dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani, secondo cui le nuove procedure disincentiverebbero la clientela, in particolare la più giovane, ancora poco vaccinata.

L’Associazione di categoria chiede, perciò, al Governo di elevare il limite di esenzione dai 12 ai 18 anni e di prevedere adeguati ristori sulle perdite, come avviene già in Francia. “Non siamo pregiudizialmente contrari al green pass, personalmente punto a rendere Leolandia Covid-Free. I tempi però non sono ancora maturi: non ci sono abbastanza vaccinati tra i giovani e, soprattutto, sufficienti dosi di vaccino per rispondere alla domanda - spiega il presidente dell’associazione e di Leolandia, Giuseppe Ira (nella foto) -. Chiediamo al Governo, che ha voluto a tutti i costi inseguire il modello francese, di farlo fino in fondo: in Francia l’età minima per presentare il green pass è stata alzata a 18 anni e, soprattutto, in autunno sono già previsti ristori pari all’80% delle perdite subite per le aziende più danneggiate dal provvedimento. Qui in Italia, invece, l’unica certezza sono le perdite: molti parchi sono sull’orlo del fallimento nella pressoché totale indifferenza delle istituzioni. Se il trend sarà confermato, le imprese saranno costrette a sospendere la stagione, licenziando migliaia di lavoratori”.

Ristori
L’associazione chiede inoltre adeguati sostegni economici, che possano aiutare il settore a ripartire e a colmare, almeno in parte, le perdite. Nel 2020, infatti, le aziende del comparto in media hanno registrato perdite del 75%, il 20% dei parchi ha rinunciato completamente all’apertura e alcune importanti realtà imprenditoriali della Penisola, sottolinea la nota, sono passate di mano a fondi di investimento stranieri.

Una situazione che l’associazione ha avuto modo di presentare al ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, nel corso di un incontro. “Il ministro – prosegue Ira – ci ha garantito che a settembre sono previsti dei finanziamenti per la categoria, riferiti alla intempestiva applicazione del green pass. Quanto agli effetti del provvedimento, Garavaglia è riuscito a salvaguardare hotel, terme e altre imprese turistiche: noi siamo stati tagliati fuori perché, nonostante il nostro apporto al sistema turistico del territorio, siamo ancora di pertinenza del Ministero della Cultura”.

I numeri pre-Covid
Fino al 2019 i parchi permanenti italiani, circa 230 tra tematici, faunistici, avventura e acquatici, generavano 1,1 milioni di pernottamenti ed erano visitati ogni anno da 20 milioni di italiani e 1,5 milioni di stranieri. Sempre nel 2019 il comparto ha generato un giro d’affari di 450 milioni di euro riferiti alla sola biglietteria, cifra che sale a 1 miliardo considerando l’indotto interno (ristorazione e merchandising) e a 2 miliardi, considerando l’indotto esterno, (centri commerciali, hotel e altri servizi in prossimità dei parchi). A livello di occupazione, il settore prima della pandemia impiegava 25.000 persone tra fissi e stagionali, 60.000 con l’indotto.

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