Mancano aeroporti e servizi: la mappa dei Paesi europei a rischio

La scarsa qualità delle infrastrutture e di una loro pianificazione a lungo termine rischia di minacciare la crescita dell'inbound in molti Paesi europei.

È quanto emerge dal report pubblicato dal Wttc in occasione del vertice mondiale di Madrid, in corso oggi. Il rapporto rivela che, nonostante 2,1 migliaia di miliardi di euro di investimenti previsti nel prossimo decennio, la inadeguatezza delle infrastrutture in molti Paesi frenerà inevitabilmente il turismo. Tra i 41 Stati analizzati, i posti migliori per il prossimo decennio sono occupati da Austria, Germania e Gran Bretagna.

Il settore turistico fornisce un contributo sostanziale per le economie europee. Nel 2014, tra impieghi diretti e indiretti, il comparto ha supportato 33,5 milioni di posti di lavoro e ha contribuito con quasi 1,6 migliaia di miliardi di euro al Pil del continente, rappresentando il 9,3 per cento del totale del prodotto interno lordo europeo e la chiave decisiva per la ripresa dei Paesi maggiormente colpiti dalla recessione, fra cui Grecia, Spagna e Portogallo.

"Nei prossimi dieci anni - annuncia il ceo del Wttc, David Scowsill - si prevede che il comparto dei viaggi aggiungerà cinque milioni di posti di lavoro e 500 miliardi di dollari di contributo al Pil".

La rapida crescita del settore turistico, però, aumenta la necessità di investimenti in infrastrutture aggiuntive; proprio per questo, secondo il rapporto, le mete che accusano una carenza in questo campo rischiano di restare indietro in termini di competitività a livello mondiale.

Tre le tipologie di Paesi identificate dal report Wttc. La prima contraddistingue quelli 'ben posizionati', tra cui si distinguono Austria, Germania e Regno Unito. In queste destinazioni la qualità delle infrastrutture è elevata e si aspetta un ulteriore miglioramento entro il 2025.

Il secondo gruppo, che il Wttc definisce 'ben posizionato, ma con fattori di rischio', include Francia, Italia, Svizzera, Irlanda e Grecia. Questi Paesi, secondo il Wttc, hanno potenzialità superiori alla media europea nell'industria del turismo, ma rischiano di perdere terreno nel prossimo decennio, dal momento che si prevede che la domanda crescerà di più degli investimenti dedicati al settore.

Infine il terzo gruppo, quello dei Paesi 'a medio o alto rischio', comprende Albania, Bosnia-Erzegovina e Moldavia, ma anche Croazia, Serbia e Slovacchia, le cui infrastrutture non sono in grado di sostenere la progressione della domanda turistica.

"La nostra ricerca - commenta Scowsill - dipinge un continente che marcia a più velocità; è quindi necessario attuare investimenti smart, aumentando la collaborazione tra enti pubblici  e privati, per abbattere le barriere che impediscono lo sviluppo delle infrastrutture e garantire, in questo modo, al turismo europeo una posizione forte e competitiva".

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