Visti d'ingresso Usa, il giro di vite di Trump

Un nuovo questionario da sottoporre a coloro che richiedono il visto d’ingresso per gli Stati Uniti. Questo il frutto del giro di vite dell’amministrazione Trump sul fronte sicurezza. Le nuove disposizioni, approvate dal governo federale, prevedono non solo la richiesta di informazioni sulla presenza sui social media ma anche la possibilità, da parte dei funzionari, di pretednere informazioni biografiche relative agli ultimi 15 anni, inclusi indirizzi di residenza, impieghi e viaggi effettuati.

Le polemiche sul provvedimento
Ancora non si sa con precisione in quali casi saranno disposti questi ulteriori accertamenti ma, come spiega ilcorriere.it, il Dipartimento di Stato ha risposto alle critiche sull’eccessiva gravosità delle disposizioni precisando che il nuovo questionario verrà somministrato solo a quegli individui “meritevoli di ulteriori accertamenti per legami con il terrorismo o altre minacce per la sicurezza nazionale”.

Una precisazione che non basta a placare le polemiche; secondo gli avvocati specializzati in diritto dell’immigrazione, infatti, la necessità di fornire dettagli della propria vita così lontani nel tempo rischia di penalizzare i richiedenti che fanno errori innocenti, o semplicemente non si ricordano di viaggi e lavori effettuati 15 anni prima.

Il richiamo su Twitter
A gettare acqua sul fuoco delle polemiche ci pensa lo stesso Trump, che non ha resistito al richiamo di Twitter tornando sul suo travel ban contro i cittadini di sei Paesi musulmani, momentaneamente bloccato. Pochi istanti dopo l’ultimo attentato a Londra ha scritto sul social: “Dobbiamo essere intelligenti, vigili e duri. I giudici devono restituirci i nostri diritti. Ci serve il divieto di viaggio come ulteriore livello di sicurezza!".

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