Tutto merito loro

Lo Shwedagon è la pagoda più venerata del Myanmar e, prima di entrarci, come in tutti i templi buddhisti bisogna togliere le scarpe in segno di rispetto per la sacralità del luogo.   

Non sono pochi i visitatori occidentali che esitano a lasciare le loro calzature all’ingresso prima di salire in ascensore fino alla grande piattaforma rialzata del monumento.

Camminare a piedi nudi dove migliaia di persone passeggiano scalze ogni giorno? E la pulizia? E le infezioni? Ma i dubbi si sciolgono quando vedono che i marmi candidi e le lastre di pietra della pavimentazione sono lindi e lucenti.

Il segreto di questa pulizia si svela prima del tramonto, quando gruppi di uomini e donne arrivano in formazione militare, scope in mano. Spazzando energicamente fanno il giro della piattaforma in senso antiorario, mentre altri li seguono raccogliendo eventuali oggetti abbandonati a terra.

Phyoe, un mio amico birmano, mi spiega che questi volontari provengono da ogni ceto sociale: ricchi e meno ricchi, casalinghe e pensionati, intellettuali e impiegati. “Chi, tra le migliaia di persone che visitano lo Shwedagon ogni giorno, sporca questo tesoro nazionale lasciando a terra cibo o altri scarti si guadagna demerito, mentre per quelli che lo puliscono il merito è assicurato”.

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