Un turismo fantasmaIl mistero delle start up

Trovano investimenti. Guadagnano. Creano utili per gli azionisti. Ma, purtroppo, non esistono.

Il turismo diventa un fantasma anche nel mondo delle start up. Il più giovane, il più promettente, il più vivace dei settori si trasforma in una sorta di Belfagor che compare all’improvviso per poi sparire senza lasciare traccia.

Eppure, le imprese innovative del settore travel sono dappertutto. Quasi tutti ne fanno uso (due casi su tutti: Uber e Airbnb), magari scatenando le ire dei concorrenti.

Ma, nelle statistiche, non esistono. Spulciando i dati diffusi da InfoCamere, un dato salta immediatamente all’occhio: la presenza limitata di start up relative al mondo del turismo. Solo 9, afferma il report relativo al primo trimestre del 2015, contro un totale di 3.711.

Tuttavia, come per i fantasmi dei cartoni animati di Scooby Doo, c’è il trucco: il grande calderone del settore ‘servizi alle imprese’, che conta ben 2.708 aziende. Una dicitura che racchiude, tra le diverse voci, anche una che recita: ‘Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese’. E un’altra, sempre inserita nel medesimo scatolone, riporta: ‘Servizi di informazione e comunicazione’.

Insomma, anche nell’era digitale le imprese del turismo non riescono a ritagliarsi un loro spazio all’interno del sistema economico.

Eppure ci sono, in molti casi funzionano, spesso riescono a raccogliere fondi come poche altre imprese.

Un esempio? In Europa (afferma il report realizzato da Skift) nei primi tre mesi del 2015 le start up del settore travel hanno racimolato sul mercato ben 104,84 milioni di dollari di fondi. Anno su anno, un notevole balzo in avanti: nello stesso periodo del 2014 il foundrising si era limitato (si fa per dire) a 81,16 milioni, sempre in valuta a stelle e strisce.

Per quanto riguarda il numero delle imprese, il turismo nel Vecchio Continente ne ha contate, nel 2014, 398, su un totale di 1.488. In termini percentuali, il 26,7 per cento.

Una massa decisamente rilevante. Ancora di più, se consideriamo che si tratta di un fantasma.

Eppure ci sono start up europee e non che stanno cambiando il modo di viaggiare. Oltre ai già citati Airbnb e Uber, si potrebbe anche raccontare il caso di BlaBlaCar, che si è guadagnata un posto nella top 10 delle start up meglio finanziate del turismo, con 221,7 milioni di dollari.

Segno che il mondo degli investitori è disposto a credere nelle imprese del turismo. E che quest’ultimo settore, nonostante le statistiche, è vivo e vitale.

Si aggiunga il fatto che, sempre secondo InfoCamere, le start up in utile generano un Roi superiore a quello delle imprese con bilanci in positivo (33 centesimi contro 20 per ogni euro investito) e il quadro è completo.

Ma il turismo non è Nosferatu. E deve uscire dall’ombra.

Francesco Zucco

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