‘Vivi la filosofia del sorriso’: il film-Amarcord sulla storia di Valtur

Una bella storia. Una sorta di Amarcord, che va a toccare le corde di chi quei giorni li ha vissuti in prima persona, quando il villaggio di moderna concezione era ancora lontano a venire e Gilbert Trigano cominciava la sua avventura sotto le insegne del Club Méditerranée.

Proprio per questo il film-documentario ‘Vivi – la filosofia del sorriso’ prodotto da Pragma Film con la collaborazione di Valtur/Nicolaus riesce a divertire senza essere stucchevole, ricordando attraverso la voce dei protagonisti di quei giorni la nascita del concetto di villaggio secondo Valtur, un modello che è profondamente cambiato con il tempo ma che ha mantenuto intatto l’appeal verso la grande platea dei turisti di ogni tipo.

Un modello trasversale, in grado di catturare bambini, ragazzi, coppie e anziani, di avvicinare a una serie di opportunità, dal club per i bambini al buffet, alla possibilità di praticare sport, che negli anni Sessanta e Settanta erano solo un miraggio.
Sotto la regia di Pasquale Falcone, sfilano nomi di spicco dello spettacolo, da Fiorello a Pintus, a Peppe Quintale, che in Valtur hanno sperimentato in prima persona la ‘filosofia del sorriso’ cardine di un mestiere, quello dell’animatore, che “resta nella pelle per sempre”.
Le immagini d’epoca si alternano alle testimonianze di chi per decine d’anni ha continuato a far sorridere migliaia di clienti, come ricorda un Mario Luciani a tratti commosso.

Oggi quella filosofia di villaggio appartiene al passato e la strategia sui servizi e sull’accoglienza del cliente è completamente cambiata. Se i tempi del tukul e del gioco caffè di antica memoria sono definitivamente tramontati, resta tuttavia straordinariamente attuale un concetto di accoglienza che ha nel sorriso e nella disponibilità il suo punto di forza.
E animatori Valtur ‘storici’ e nuove leve si alternano sullo schermo in un film piacevole per garantire che “Quello dell’animatore rimane – sempre e comunque - il mestiere più bello del mondo”.
Isabella Cattoni

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