Renato Scaffidi in CileBiglietto di sola andata

ll passaporto infilato nella tasca della giacca e la voglia di cambiare orizzonti. Renato Scaffidi, torinese, 50 anni, ha deciso di svoltare e senza pensarci molto si è imbarcato sull’aereo con destinazione Santiago del Cile.

In valigia un contratto da direttore generale del tour operator del gruppo Cocha, azienda che vanta un giro d’affari di oltre 400 milioni di dollari e 600 dipendenti.

Scaffidi, lascia così la sua creatura Marevero, anche se in realtà era già tutto finito qualche mese fa con la firma per il passaggio di quote e testimone a Giuseppe Sergnese.

Carico, sembra pronto per la nuova avventura. Durante l’intervista racconta degli amici e delle partite di calcio nelle campagne torinesi, delle sue esperienze e del mercato che ormai "va per conto suo". Ogni tanto scende un velo di malinconia, ma l’adrenalina per la scommessa cilena sembra vincere su tutto.

Un’offerta inaspettata o la chiusura di una lunga trattativa?
Nessuno delle due. Sono stato cercato dalla Spencer Stuart, società di cacciatori di teste, e la proposta mi ha convinto.

Tutto fuori dai confini nazionali?
Sì, ci siamo visti a Madrid per la prima volta.

C’è sempre la Spagna nella sua carriera.
Diciamo che in questo caso si è trattato solo di un incontro spagnolo per fare il primo assaggio del gruppo Cocha.

Anche se in tanti scommettevano sul suo passaggio in Iberostar...
A volte si sbagliano le previsioni e si perdono le scommese.

Insomma, non può nascondere che esisteva un’offerta anche del suo amico Miguel Fluxá.
Ci siamo sentiti, non lo nascondo. Sono onorato di avere un estimatore nel patron di Iberostar, però volevo metterci del mio e lavorare alla riorganizzazione di un’azienda.

Troppo forte il legame con il tour operator?
Diciamo che credo di poter dare ancora tanto in questo ambito. La sfida mi è subito piaciuta.

Lascia Marevero, la sua creatura...
Mi dispiace è ovvio ma l’esperienza era conclusa. Dopo Marevero non potevo e non volevo rimanere in Italia.

Ora tocca a Sergnese e la sua squadra.
Il mercato è molto difficile, ma Sergnese è un manager di buone qualità.

Cosa resta di Marevero?
Una stagione unica e una forte emozione. Un momento esaltante della mia vita.

Il mercato racconta di qualche frizione tra i soci fondatori...
Ho lavorato con tre persone splendide. Con Massimo Passalacqua mi sono sentito anche ieri e il rapporto rimane solido e leale. Siamo stati anche sfortunati.

Siete arrivati sul mercato nel momento sbagliato?
Abbiamo incontrato la tempesta perfetta e siamo stati schiacciati dalla crisi economica e dalle rivoluzioni del Nord Africa.

Forse mettere sul mercato tante destinazioni non è stata una gran scelta...
È una critica che ci hanno fatto in molti. Ma non dimentichiamo che siamo entrati con il supporto di Iberostar e quindi ci è parso giusto allinearci alla filosofia spagnola. Comunque rifarei tutto.

Intanto il mercato non ha fatto altro che arretrare.
Diciamo che è peggiorato il contesto e non si vede innovazione da nessuna parte.

Il prodotto è ormai in declino?
Vedo tutti concentrati sulle stesse destinazioni e con prezzi stracciati. Il problema è il modello di business.

Cambierà?
Oggi i difetti vengono a galla, ma non è facile cambiare il sistema. Trovare l’albergo e il volo non basta più.

Quindi addio anche al prodotto charter?
È sempre più difficile fare programmazione e su alcune rotte noi italiani stiamo sparendo.

Tipo Maldive?
Le rotazioni charter stanno svanendo e si vede che manca una guida sul mercato.

Parliamo di leader?
Esatto, non vedo un leader. La nuova guida di Alpitour si sta ambientando dopo le uscite eccellenti degli ultimi mesi. Comunque mi lasci dire che quando il pallone si sgonfia diventa più difficile calciarlo.

Quindi?
Serve un approccio diverso e la voglia di mettersi in discussione. Per tutti, compresi i network.

Forse i t.o. sono messi peggio...
Vi sono realtà importanti che stanno soffrendo, ma sono certo che usciranno bene. Un nome? Penso a Settemari, guidata da persone serie e preparate.

A proposito di Settemari. Roci resta il suo punto di riferimento?
Certo dal presidente ho imparato tanto. Mario è un vero maestro.

Il più talentuoso che ha incrociato sul mercato?
Vittoriano Scotti per visione e capacità di fare business nel mondo del charter.

Teorema non è finita bene.
Per altri motivi. Scotti rimane un talento.

Se dovesse scommettere su un emergente?
Davide Catania di Alidays. Cresce con grande attenzione e anche con i giusti toni.

Le mancheranno le cene tra manager del turismo?
Come no. Erano e restano amici. In questi giorni mi hanno chiamato tutti e mi sono emozionato in più di un’occasione. Sono fatto così.

E le partite di calcio?
Gli incontri settimanali anche nella nebbia non li dimentico, come la nazionale del turismo. Guardi che mi sto organizzando anche per Santiago e le scarpette da pallone le ho già messe in valigia.

Twitter @removangelista

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