Moby, sul tappeto diverse soluzioni per poter ripartire

Il destino di Moby non è ancora tracciato e le ipotesi sul futuro della Onorato Armatori a cui fanno capo Moby e Tirrenia sono incerte. Secondo quanto riportato da Affari&Finanza di Repubblica, la famiglia attanagliata dai debiti con le banche - si parla di 160 milioni di euro - potrebbe aprire capitale e governance a nuovi soggetti o magari restringere il business anche alla luce dei circa mille esuberi annunciati al tavolo di confronto con i sindacati.
Il governo ha precisato come alla scadenza della convenzione per la sovvenzione pubblica (72 milioni di euro) per garantire la continuità territoriale con le isole, il prossimo 19 luglio 2020, sarà necessario riaprire il bando per l’assegnazione del servizio. E dai risultati del bando si potrà forse dedurre quale sarà la strada che intraprenderà il gruppo. “La prospettiva di mille esuberi tra il personale marittimo dal 2020e della chiusura delle sedi amministrative di Napoli e Cagliari con trasferimento coatto di tutto il personale nelle sedi di Portoferraio, Livorno e Milano, appare inverosimile e, qualora fosse confermata, non esiteremmo a respingerla” fanno sapere i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti.
Intanto, dopo il respingimento l’istanza di fallimento firmato dal Tribunale di Milano e la conseguente richiesta di procedere alla ristrutturazione del debito, il dialogo con i fondi di investimento sembrerebbe finalmente ripartito. Ma i tempi per una conclusione della vicenda sono sempre più stretti.

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