Una Schengen sanitariaper viaggiare in Europa

Se molti player internazionali ritengono i corridoi turistici fondamentali per i viaggi transatlantici, occorre uno strumento che tuteli anche chi desidera spostarsi all’interno dei confini dell’Unione europea senza dover incappare in norme diverse da Stato a Stato sull’emergenza sanitaria.

A lanciare per primo l’idea di una 'Schengen sanitaria’ a livello continentale è stato il presidente del Veneto Luca Zaia, che già alla fine della prima ondata della pandemia invocava “una regia europea su questo fronte”, tornando sulla necessità di un coordinamento tra i diversi Paesi proprio nell’ottica di evitare i corridoi tra gli Stati a favore, invece, della libera circolazione dei turisti.

"L'Europa batta un colpo"
A chiedere che "l’Europa batta un colpo" è ora il ceo di Meliá, Gabriel Escarrer, il più grande imprenditore della ricettività spagnola e presidente dell’associazione Exceltur.

“L’obiettivo da raggiungere – spiega dalle colonne di Preferente – è che gli Stati siano in grado di concordare una sorta di ‘Schengen della salute’, un’area all’interno della quale sia possibile viaggiare in sicurezza, senza ricorrere a restrizioni generale o quarantene”.

Un traguardo non facile, quello della ‘bolla turistica’, perché richiede un grosso sforzo di coordinamento legislativo, amministrativo e sanitario dei diversi governi, che consenta di stabilire un protocollo comune di prevenzione dell’infezione da Covid-19 e di salvaguardia dei viaggiatori. Oltre naturalmente alla necessità di definire con chiarezza la lista dei Paesi più a rischio, liberando gli altri dal blocco degli arrivi turistici.

Viaggiatori disorientati
Una cosa è certa: la mancanza di un quadro comune di regole, come sottolinea Robin Hayes, chief executive di JetBlue, disorienta i viaggiatori, rischiando di raffreddare le intenzioni di viaggio già fortemente minate dalla paura dell’infezione.

Ma la strada per la definizione di un sistema unico di regole tra i Paesi europei è ancora lunga: “Prima - spiega Hayes - dobbiamo stare attenti a tracciare un solo protocollo per tutti i fornitori di servizi - spiega -, altrimenti rischiamo che ogni player prosegua con norme tutte sue, dalle compagnie aeree agli aeroporti, dagli hotel ai parchi di divertimento”.
Stefania Galvan

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