Lo sguardo del viaggiatore sulla nuova estate dal volto mascherato

Chi è abituato ad usarli come strumenti di lavoro l’ha capito da mesi. Gli occhi e lo sguardo hanno assunto una valenza relazionale fortissima in questo tempo di abbracci trattenuti e di sorrisi schermati.

Lo aveva segnalato in un tweet Jacopo Veneziani, professore di storia dell’arte alla Sorbona e volto ormai noto della televisione. “Ci pensavo oggi al supermercato – cinguettava lo scorso settembre – L’uso quotidiano della mascherina ha ridato centralità al ruolo dello sguardo nelle relazioni sociali”. La sua riflessione proseguiva ricordando come a far parlare tele e affreschi siano infatti spesso “reticolati di sguardi che svelano il senso delle scene”.

Perché gli occhi possono parlare, talvolta più e meglio delle labbra. E questo lo sanno bene anche gli esperti di processi educativi e formativi, che in vista di una nuova estate dal volto mascherato, invitano tutti noi a concentrarci sul potere comunicativo degli occhi. Vale per gestire le relazioni con i viaggiatori di qualunque età e vale in ogni occasione di contatto – dalla reception al ristorante, alle attività outdoor -, ma in modo particolare vale per chiunque nei prossimi mesi si occupi di accogliere e intrattenere bambini e ragazzi. “È chiaro che quelle che ci aspettano non potranno ancora essere le vacanze di un tempo – chiarisce da subito Luisa Piarulli, docente di pedagogia all’Università Cattolica di Milano -. In questo inverno a tutti noi è mancato il contatto, è mancato il dialogo, è mancata la relazione. Ma il covid ha obbligato anche i più giovani alla distanza emotiva, alla distanza sociale, alla distanza nel gioco. Ed è questa la mancanza che, anche attraverso le vacanze, bisognerà assolutamente recuperare”.

Ma quale ruolo possono avere in tutto ciò i territori, gli operatori e le strutture del turismo? “Ci vorranno tanto spirito creativo e grande iniziativa – dice Piarulli -. Imprese e intrattenitori dovranno metterci davvero tanta buona volontà, molto più di quanto già abitualmente facciano, e organizzare momenti ludici che comprendano però anche ampi spazi dedicati alla narrazione. In questa situazione non fa bene fingere che nulla sia accaduto. Bambini e ragazzi hanno invece bisogno di raccontare cosa hanno provato in questi mesi; molto più di noi adulti hanno bisogno di condividere le esperienze con i coetanei che non hanno potuto incontrare nei luoghi abituali, per non sentirsi soli”. Quale sarà allora per piccoli e grandi la parola dell’estate? “La parola chiave è relazione. Bisogna inventare occasioni per rimettersi in relazione con l’altro, per riscoprire la bellezza del contatto, che non è necessariamente solo fisico. Proviamo a incentivare le attività che lavorano sul movimento, sulla postura, sulla mimica. E soprattutto proviamo a lavorare sullo sguardo e sugli occhi. Anche se non ci potremo toccare potremo fare molte altre cose che ci faranno sentire vicini. E quindi più forti”.

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