Grand Hotel Sitea: 100 anni di storia, 100 anni di storie

Era il 19 febbraio 2025 quando il portone del Grand Hotel Sitea, l’albergo nel cuore di Torino, apriva per la prima volta i suoi battenti. Li apriva, di fatto, per non chiuderli più.

È, infatti, rimasto negli annali un evento: quando, nel corso della pandemia di Covid, è stato necessario chiudere le porte, né il direttore né la proprietà trovavano la chiave del portone. Anzi, non hanno trovato neppure la serratura: l’hotel non aveva mai chiuso, e mai era risultato necessario avere serrature e chiavi.

L’avventura del Sitea, come dimostra questo piccolo racconto, è intrecciata strettamente con la Storia con la S maiuscola, ma anche con le storie (minuscole, ma mai minime) delle persone che hanno frequentato, costruito, amato l’hotel.

  • L’ingresso dell’hotel oggi

Da quella del fondatore, Emiliano Lera, che ha acquisito l’immobile di via Carlo Alberto 35, dove l’hotel è tuttora, a quella della sua famiglia, che ancora oggi, arrivata alla quarta generazione, continua orgogliosamente e testardamente a mantenerlo indipendente, a quella di Paolo, cameriere per lunghissimi anni in albergo, personaggio notevole, che parlava in tedesco e lo usava per interfacciarsi con il suo cane, un pastore (tedesco, appunto).

Anche dopo la pensione, lo storico cameriere ha continuato ad affacciarsi in hotel, fino a dire al direttore: “Guardi, troverò il modo di essere qui anche quando non ci sarò più”. Paolo è mancato, ma qualche anno dopo il Sitea ha assunto un ragazzo per la cucina. È, all’insaputa di tutti, il nipote di Paolo.

E ancora, la storia dell’head barman, Beppe Loi, arrivato al Sitea 40 anni fa con cocktail vincitore di un concorso, che si serve ancora oggi: dopo 40 anni di onorato servizio è ancora lì, e sta pensando di elaborare un Sitea 2.0.

O come la storia di Fabrizio Musso, il general manager, custode e narratore delle storie che abbiamo raccontato. Anche la sua, è una storia del Sitea. “Avevo studiato all’alberghiero perché volevo viaggiare e girare il mondo” inizia.

E invece, entrato a 18 anni nel Grand Hotel torinese come fattorino, è lì ancora oggi, a dirigere quella che è diventata una casa, una famiglia, oltre che un lavoro. Una vita.

Una vita piena di storie: quella a cui è più affezionato ha per protagonista Marcello Mastroianni e risale al Musso diciottenne. “Facevo le commissioni per Mastroianni, gli portavo le medicine, le cose di cui avevo bisogno – racconta -. Al momento della partenza, io non ero in hotel. Il grande attore, malgrado fosse circondato da uno stuolo di persone che lo invitavano ad andarsene, ha voluto attendere il mio rientro in hotel. Non mi ha detto nulla: solo mi ha stretto la mano e ha pronunciato ‘Grazie’. Ma è stato tutto”.

La cura per le persone, l’essere vicino al cliente, ma anche ai dipendenti, l’umanità: è questo, forse, il segreto con cui il Sitea continua, anche se passano gli anni, a non passare di moda.

Fra gli eventi per il centesimo compleanno, oltre a un menù speciale di Davide Scabin, executive chef del ristorante dell’hotel, il Carignano, anche l’iniziativa ‘Il valore del Tempo’, realizzata in collaborazione con EBT, Exclusive Brands Torino, la rete che racchiude le aziende storiche nate e cresciute nel capoluogo piemontese e che portano il nome delle città nel mondo. L’idea è quella di valorizzare la cultura d’impresa come elemento per raccontare un territorio e la sua storia: “L’hotel apre i suoi spazi per raccontare la sua storia attraverso le storie delle eccellenze impreditoriali, per diventare un polmone di energie creative” dicono Federico e Nicolò Buratti.

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