Il commento del direttore
Remo Vangelista
“Il vero nemico che dobbiamo appendere in ufficio è ‘abbiamo sempre fatto così’”. Per il professor Marco Camisani Calzolari - divultatore scientifico ed esperto di IA e Cybersicurezza per il Dipartimento della Trasformazione Digitale e l’ACN - è tempo che le aziende del turismo si aprano al cambiamento.
“L’intelligenza artificiale - ha affermato intervenendo nel corso delle celebrazioni dei 30 anni di Naar - non è un nemico. E la vera strada da seguire è l’adozione della tecnologia, perché il turismo sarà sempre più ‘aumentato’”.
L’IA va intesa in primis come strumento. “Ci aiuta a fare diverse cose. Noi ci vergogniamo di usarla, ma ci aiuta a fare cose con più semplicità - ha rimarcato il professor Calzolari -. Possiamo addestrarla come ci pare, però dobbiamo ricordarci che non è intelligente. Si tratta di sistemi addestrati su reti neurali che sono bravissimi a parlare, ma non pensano. Non hanno capacità e non hanno coscienza. L’intelligenza artificiale è un pappagallo probabilistico che finge di dire cose molto sensate”.
Questo è il principale vulnus della tecnologia, nonché il motivo per cui l’AI non potrà mai sostituire pienamente l’essere umano, soprattutto in un comparto che vive di relazioni come il turismo. “Il digitale c’è, ma alla fine c’è l’umano - ha rimarcato - E l’accoglienza non deve essere digitalizzata”.
Chi non userà l’AI sarà fuori
Certo, inutile non fare i conti con la realtà, ci saranno delle vittime. “Siamo di fronte a una nuova rivoluzione industriale, che - ha rimarcato Calzolari - colpirà anche i colletti bianchi ed è la prima volta che accade”. Rimanere indifferenti o resistere all’avanzata delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale non servirà, quindi, a nulla. Bisogna farsi trovare preparati. “Chi non investe in IA è fuori”, ha affermato Calzolari -, ma dobbiamo essere noi a dominare il digitale e non il digitale a dominare noi”.
Una via potrebbe essere quella di sviluppare a livello locale o aziendale delle intellingenze artificiali, per fa sì che non siano solo le big tech a detenere il controllo sui dati.
“Non ci sono solo piattaforme di terzi. Dal punto di vista dei dati si possono creare modelli locali, per non dare in pasto il sapere ai grandi motori”. La via da seguire è una sola: “Dominali o altrimenti ti domineranno loro”.