Il commento del direttore
Remo Vangelista
Essere grandi, formare gruppi di portata internazionale potrebbe non bastare più al trasporto aereo mondiale. Per il prossimo decennio la ricetta fondamentale per crescere e rimanere in prima fila sarà quella di essere agile, avere visione strategica, flessibilità. Il tutto insieme a investimenti mirati, perché “la crescita ci sarà, ma non sarà per tutti”. Parola di Pierluigi Serlenga, managing partner Italia di Bain & Company e co-responsabile globale della Practice Aerospace & Defense, che ha analizzato andamento e prospettive del comparto per comprendere quali possono essere le attese per il prossimo decennio.
L’analisi
Uno studio che parte proprio da questo 2025 che sta mostrando aspetti contraddittori, anche se in un contesto in cui la crescita non sembra volersi arrestare, almeno in prospettiva. “A breve termine, le incertezze economiche, commerciali e geopolitiche continuano a frenare la domanda – aggiunge Serlenga -. Ma sul lungo periodo, i fondamentali del settore restano solidi: l’introduzione di aerei più efficienti, la riduzione dei prezzi reali dei biglietti e la crescita nei mercati emergenti continueranno a trainare l’espansione, purché si superino i limiti di capacità produttiva”.
Secondo Bain & Company, si legge nello studio, “il traffico aereo globale continuerà a crescere a un ritmo del 4,7% annuo fino al 2030, a condizione che l’economia globale si stabilizzi e l’industria riesca ad aumentare la propria capacità produttiva. È proprio questo, però, il nodo critico: colli di bottiglia nella produzione e nella manutenzione degli aerei rischiano di compromettere la tenuta della ripresa”. Quindi per gli anni a venire l’ostacolo non sarà tanto la domanda ma la capacità di soddisfarla proprio in virtù delle difficoltà nelle consegne di nuovi aerei, stimate nel 31% in meno rispetto alle aspettative.
L’altra faccia della medaglia
Non solo: di fronte a questi gap i vettori si vedono costretti a rimettere in pista aerei più vecchi, meccanismo che crea un duplice problema: maggiori costi operativi e maggiori costi per la manutenzione. Con quest’ultima voce che rispecchia i ritardi nelle consegne di nuovi velivoli: intasamento delle richieste e incapacità dei fornitori a soddisfarle.
Come rispondere a queste incognite? Bain & Company fornisce 4 ricette: mappare la vulnerabilità della supply chain, valutando l’esposizione a rischi tariffari, clienti e impianti critici. Pianificare per scenari multipli, integrando evoluzioni della domanda, capacità produttiva e normative. Investire nella resilienza operativa, diversificando fornitori e rafforzando le competenze del capitale umano. Monitorare attivamente le politiche pubbliche, per adattarsi in tempo reale a nuove regolamentazioni, dazi o incentivi infrastrutturali.