Il commento del direttore
Remo Vangelista
Il mercato dell’hospitality in Italia sta attraversando un momento di trasformazione e a sottolinearlo sono i dati dell’analisi di WCG – World Capital Group sull’andamento del settore alberghiero. Dati che, come spiega Gabriele Fiumara, AssocRICS senior RE consultant hospitality & operations di WCG, “confermano come il comparto alberghiero nelle principali città italiane stia vivendo una fase di cambiamento strutturale, con una crescente diversificazione degli attori coinvolti e una differente distribuzione della proprietà. Un segnale della sempre maggiore attrattività dell’hospitality per investitori e operatori, in un contesto di mercato in forte evoluzione”.
L’analisi ha riguardato le 12 principali città italiane: Milano, Roma, Firenze, Venezia, Verona, Torino, Genova, Bologna, Napoli, Bari, Catania e Palermo. Sul fronte della proprietà, la maggioranza delle camere nelle big cities è detenuta da operatori (41%), seguiti da investitori (35%) e istituzionali (7%).
Milano, in particolare, rappresenta un caso emblematico: qui il 17% delle camere degli hotel è detenuto da istituzionali, a conferma di come il settore stia evolvendo verso una dimensione più matura e strutturata.
Il panorama hotellerie in Italia
Guardando al quadro complessivo, l’Italia conta oggi più di 265mila strutture ricettive, ma solo l’11% circa rientra nella categoria alberghiera. All’interno di questo segmento, il 12% degli alberghi si concentra nelle 12 big cities, ossia oltre 3.500 strutture. Nelle città esaminate dal 2018 al 2024 il settore ha mostrato una crescita costante, con un aumento del 14% nel numero di strutture, del 15% nelle camere e di 18 punti percentuali nei posti letto.
Oltre ai volumi, è cambiata anche la struttura qualitativa dell’offerta. A livello nazionale, negli ultimi sei anni la crescita è stata trainata dagli alberghi di fascia medio-alta e luxury, mentre il numero di quelli di fascia medio-bassa è rimasto pressoché invariato.