I parchi di divertimento alzano la voce: "Chiediamo sussidi come imprese turistiche"

I parchi divertimento vanno inseriti nel novero delle imprese turistiche. Questa la richiesta ribadita durante la  Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, che accoglie la domanda dell’associazione Parchi Permanenti Italiani e incalza il Governo.

Dal punto di vista formale, il processo prevede un’integrazione del codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo  abbinata ad una modifica dei codici Ateco: il settore dei parchi, infatti, attualmente è considerato tra le attività di spettacolo.

“L’istanza delle Regioni - dichiara Giuseppe Ira (nella foto), presidente dell’associazione Parchi Permanenti Italiani e di Leolandia – arriva dopo un lungo processo di sensibilizzazione che abbiamo condotto nei confronti delle istituzioni, in anni in cui il comparto registrava una crescita costante. Nel giugno del 2019 eravamo finalmente arrivati ad un passo dall’obiettivo e avevamo organizzato una conferenza stampa con il precedente ministro, poi il cambio di Governo e l’epidemia hanno determinato una battuta d’arresto. Oggi facciamo fatica ad interloquire con il ministro Dario Franceschini: pur comprendendo i suoi impegni, non possiamo esimerci dal constatare che non ha ancora dato seguito alle nostre richieste d’incontro”.

Fino ad oggi i parchi sono stati esclusi da tutti gli interventi già stanziati dal Governo e registrano perdite del 75%, collocandosi a pieno titolo tra le aziende più colpite dalla crisi. A ciò va aggiunto che nel 2020 il 20% dei parchi ha rinunciato completamente all’apertura.

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