Dove aprire un’agenzia di viaggi? Chiedetelo a Ryanair o a Booking, loro lo sanno

Sono più le agenzie di viaggi che chiudono, rispetto a quelle che aprono. Si sa, sono tempi duri. Ma qualche coraggioso (o incosciente, dipende dai punti di vista...) c’è ancora e la soddisfazione di vedere la propria insegna su un bel negozio (di quelli tenuti bene, non le brutture descritte qui) vuole togliersela, nonostante tutto.

Allora, dove aprire? Una volta era scontato: la via principale della propria cittadina. A Ferrara per chi abitava a Ferrara, a Caserta per chi abitava a Caserta. Sbagliato, ora non più. Perché per fare business occorre muoversi, trasferirsi, andare. Dove?

Lo rivela Elena David, a.d. di Una Hotels: “La cancellazione di alcune rotte da parte di Ryanair ci spaventa. La promozione dell’Italia la fanno solo loro, e sono quelli che la fanno meglio”.

In effetti la compagnia irlandese (n^1 in Italia, nel 2015, con oltre 26 milioni di passeggeri trasportati) ha appena minacciato di abbandonare alcune tratte, e relativi aeroporti, ed è successo il finimondo: questione di soldi (ovviamente). A Pescara si è già mossa la Regione Abruzzo, mentre ad Alghero  si sta piangendo sul minacciato taglio di otto rotte, con la conseguente perdita di 300mila passeggeri e 225 posti di lavoro. Perché Pescara e Alghero tremano? Perché Ryanair significa indotto, e indotto significa lavoro: quando un 737-800 sbarca 180 pallidi passeggeri britannici sulla costa nord-occidentale della Sardegna (vent’anni fa non c’andava nessuno) significa sterline che atterrano su ristoranti e supermercati, auto a noleggio e stabilimenti balneari. E agenzie di viaggi, ovviamente.

La Sardegna piace anche a Booking, che “sta per aprire un ufficio a Olbia, cui faranno base i referenti che terranno i rapporti con le 4.500 strutture sarde affiliate al portale”. Qui, oltre alle sterline, atterreranno euro su ristoranti, supermercati & C. E agenzie di viaggi, naturalmente.

Conclusione: conviene ancora aprire un’agenzia a Ferrara o a Caserta? Ovviamente no. Leggete la prossima intervista di Michael O’Leary: ve lo dice lui, dove.

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