Crisi di Governo e Iva:si teme il mega aumento

È un problema che nessuno si nasconde e che, anzi, è stato portato alla ribalta fin dalle prime battute della crisi di Governo che si è aperta sul finire della scorsa settimana. La conseguenza principale della mancanza di un Governo in autunno, con possibili elezioni ad ottobre, sarebbe il tanto temuto aumento bomba dell’Iva.

E le prime a pagare il conto sarebbero le aziende, anche quelle del turismo.

In caso di elezioni anticipate ad ottobre, infatti, lo Stato passerebbe in esercizio provvisorio, perché non in grado di presentare il decreto sulla Legge di Bilancio entro il 20 ottobre (ultima data utile), né di approvarlo entro il 31 dicembre.
Questo vuole dire che non potrebbe stanziare risorse per disinnescare le cosiddette ‘clausole di salvaguardia’ e quindi l’Iva salirà al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021. Anche l’Iva agevolata avrà uno scatto verso l’alto di tre punti percentuali, passando dal 10 al 13%.

Le conseguenze
Uno scenario che non promette nulla di buono: un aumento dell’Imposta sul valore aggiunto, infatti, provocherebbe una generale crescita di tutti i prezzi e quindi una maggiore contrazione della spesa. A pagare il conto, tutti i beni cosiddetti ‘voluttuari’, all’interno dei quali si possono inserire anche i viaggi, che, se già nel 2019 stanno subendo qualche contraccolpo, sarebbero meno accessibili ad un’ampia fascia della popolazione.

Senza contare il danno per il turismo incoming, che troverebbe un’Italia sempre più cara, sia sui componenti fondamentali dei pacchetti di viaggio (dall’albergo ai trasporti) sia sui servizi, dai ristoranti ai biglietti per musei e attrazioni, rendendo il Paese ancora meno competitivo rispetto ai competitor mediterranei e non.

Alcuni analisti tendono a scongiurare questo scenario pensando a una ‘crisi lampo’ o al contrario ad elezioni con il nuovo anno, ma certo queste vacanze con questa prospettiva rischiano di essere un po’ meno serene.

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