Airbnb e le tasse, una questione ancora da definire

“Noi siamo ben felici di versare l’imposta di soggiorno, tant’è che con alcuni Comuni, come quello di Genova, abbiamo firmato un’intesa proprio in questa direzione”. Alessandro Tommasi (nella foto), public policy manager della piattaforma di affitti brevi, parte dalla tassa di soggiorno per spiegare la posizione di Airbnb sulle questioni fiscali.

Questioni che, in questi giorni, stanno dominando la cronaca nazionale, visto che la scadenza dello scorso 17 luglio, che imponeva alla piattaforma il versamento della cedolare secca, non è stata rispettata, “per un’impossibilità tecnica ad adeguarci” diceva l’azienda di San Francisco in una nota.

“È una normativa su cui noi siamo impegnati da diversi anni – specifica il manager in occasione della sigla con la Regione Piemonte che punta anche a normare gli adempimenti fiscali -, ma da parte delle istituzioni ci è stato concesso troppo poco tempo per poter implementare il processo”.

La legge, contenuta nella manovrina di primavera, doveva scattare da giugno, con i primi versamenti all’Erario a metà del mese successivo ma il codice tributo è arrivato appena il 5 luglio e il regolamento dell’Agenzia delle Entrate solo giovedì scorso, con scadenza fissata al lunedì 17 luglio.

Per quanto concerne invece la tassa di soggiorno, “oltre a Genova siamo al lavoro per definire le intese sul versamento dell’imposta anche con altri Comuni: è una nostra necessità – sottolinea Tommasi – rendere il tutto più agevole per i turisti, per gli host e anche per le istituzioni”. R. P.

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