Confindustria Alberghi: città d'arte senza turisti internazionali, meglio le località di mare

Assenza del turismo internazionale e prospettive difficili anche per il futuro. Confindustria Alberghi lancia l’allarme sulla grave difficoltà in cui versa l’incoming nelle città d’arte in Italia che, spiega, vale più del 50% del totale delle presenze e una cifra di 44,3 miliardi di euro.

Una situazione complessa sulla quale, nonostante la riapertura al mercato Schengen, pesa la scarsità di collegamenti aerei. “Le prenotazioni – aggiunge l’associazione in una nota – stentano ad arrivare e nel complesso le strutture che hanno ripreso almeno parzialmente l’attività, per la seconda settimana consecutiva non superano il 40% del totale”.

Al mare aprono più hotel
Un quadro confermato anche dall’andamento dei prezzi, che fanno segnare una contrazione di oltre il 10% rispetto al 2019. In questo panorama desolante meglio fanno le località di mare, dove il numero di strutture che stanno riaprendo è maggiore rispetto a quelle cittadine, anche se “l’occupazione camere è ben lontana dal tutto esaurito”.
Pesanti le ripercussioni sul fronte occupazionale, con oltre il 76% delle aziende alberghiere che continua a ricorrere agli ammortizzatori sociali per affrontare la forte riduzione dell’attività.

“Molte aziende - prosegue la nota di Confindustria Alberghi - si trovano nella situazione di aver quasi terminato le 18 settimane di cassa integrazione e, benché ci siano rassicurazioni sull’estensione degli aiuti a tutto il 2020 prevedendo anche misure di riduzione del costo del lavoro, sono ancora tanti i dubbi e le perplessità di chi coraggiosamente sceglie di riaprire”. E rimarca il fatto che per i lavoratori stagionali non sia prevista alcuna forma di defiscalizzazione “che al contrario, se individuata, potrebbe favorire le assunzioni”.

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