'Rimborso a chisi ammala in vacanza' Le sospette epidemie degli inglesi in Spagna

A volte, i diritti dei consumatori rischiano di trasformarsi in occasione per truffe seriali. O, per lo meno, così sembrerebbe guardando quanto sta accadendo ai turisti inglesi.

La Stampa racconta di una strana epidemia che, da qualche tempo, sta colpendo i viaggiatori Uk. Soprattutto in Spagna. Dopo l’entrata in vigore, nel Regno Unito, di una legge che prevede un rimborso per gli inconvenienti in vacanza, senza spese legali a carico del consumatore (il quale non è tenuto nemmeno a produrre prove concrete) si sono infatti moltiplicati i casi di intossicazione alimentare per i cittadini britannici in vacanza in Spagna.

In un anno, spiega il quotidiano, i reclami sono aumentati del 600 per cento. Tutti perfettamente a norma di legge, visto che in base alla norma basta lo scontrino di una farmacia o una diagnosi fatta dal medico via telefono per ottenere il rimborso. Secondo quanto riportato dalla testata, il tutto sarebbe anche ‘facilitato’ da alcune organizzazioni che, fuori da alberghi e pensioni che ospitano gli inglesi, piazzano dei furgoncini che offrono i facsimile dei moduli per le domande di rimborso. E nel Regno Unito sarebbero anche nati studi legali che offrono consulenze gratuite in materia, in cambio di una percentuale sul rimborso.

Tutto sulle spalle dei tour operator della Gran Bretagna? In realtà no. Dopo aver rimborsato i clienti, gli operatori si rifanno direttamente sugli albergatori spagnoli. Dai quali arriva il vero allarme.

Nella sola Maiorca si parla di un conto da 50 milioni di euro a carico del settore ricettivo. Stesso importo per Canarie e Andalusia. E ora le imprese locali chiedono al Governo di intervenire.

Il giornale parla anche del caso di un singolo hotel a 4 stelle che ha dovuto sborsare addirittura 300 milioni di euro. Risultato: si alzano i prezzi per tutelare le finanze. Anche perché, al momento, non sembrano esserci soluzioni all’orizzonte. Alcuni hanno tentato di far firmare una dichiarazione ai propri clienti in cui i medesimi affermavano di essere sani, ma a quanto pare non è stato sufficiente.

Anche l’ipotesi di uno stop agli arrivi degli inglesi sembra poco probabile, visto il volume del business: le cifre parlano infatti di un tesoro da 2,3 milioni di arrivi nel 2016. Troppo per poter rinunciare.

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