In fila indiana alle Galapagos

Si capisce subito se una guida è brava. Non tanto dal benvenuto cordiale e dai sorrisi, ma dallo sguardo che fa capire che con lui o con lei non si scherza. Le guide migliori che ho conosciuto, senza nulla togliere a tantissime altre, sono quelle egiziane. Maestri dell’archeologia, dell’antropologia e della storia del loro Paese, sono enciclopedie viventi che sanno incantare anche quei turisti sconvolti da una overdose di piramidi, tombe e templi…..Scusi, ma l’Egitto non era il Mar Rosso?

Che John, una guida naturalista, fosse simpatico e bravo l’abbiamo capito subito al nostro arrivo alle Galapagos, quando ci ha spiegato che sulle sue isole sono gli animali e la natura a farla da padroni. Infatti la sera sul lungomare ci siamo trovati a passeggiare con leoni marini e iguane, abbiamo incrociato grandi uccelli marini booby dalle zampe blu che inclinando la testa ci salutavano come vecchi amici, e abbiamo nuotato con tartarughe giganti e pesci dai colori inverosimili.

Se tutto questo esiste è grazie proprio a guide come John, protettrici di un ambiente unico e incontaminato. John ci aveva detto di camminare tutti insieme in un gruppo compatto per rispetto della natura e degli animali che sulle isole girano liberamente. Ma per noi italiani il concetto di gruppo è aperto a mille diverse interpretazioni, e allora c’era chi correva in avanti per scattare foto, chi si fermava per ammirare la vista e chi trascinava i piedi per chiacchierare.

Implacabile la reazione di John: “Se non rimanete in gruppo si torna sulla nave, e non si scende più a terra”.

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