Editoriale:Replica di TTG alla nota di Astoi

Replico molto volentieri alla nota Astoi pubblicata sul loro sito così da poter chiarire una serie di temi importanti. Con la doverosa premessa che gli attacchi personali hanno sempre un po’ il retrogusto della disperazione.

Ovviamente mi è chiaro che Astoi sarà in fiera, non a caso ho parlato di “alcuni operatori” appartenenti all’associazione. Proprio in quanto associazione mi aspettavo che le più che legittime motivazioni di alcuni suoi aderenti fossero gestite con maggiore cura e attenzione: che un format fieristico cessi di essere prioritario per una categoria o per una parte di essa fa parte delle normali logiche industriali, e infatti noi di TTG abbiamo cercato di discutere opzioni e alternative, ma ci è stato di fatto sempre impedito proprio da chi, per rappresentanza, avrebbe invece dovuto agevolare dialogo e soluzioni.

I motivi? Non li conosco, ma da alcuni atteggiamenti che registriamo da qualche mese a questa parte, sono autorizzato a pensare che il format fosse un pretesto. Spero però di sbagliare.

Quando una scelta legittima viene gestita con certe modalità significa che anche i 15/20 anni di rapporti precedenti (e di reciproche soddisfazioni) sono stati sbrigativamente immolati sull’altare del protagonismo di pochi e della compiacenza di molti. Peccato.

Non è che mi manchi la memoria e il conflitto disdicevole di interessi lo rimando al mittente con un sorriso largo largo. Mai definizione fu più ridicola.

Se c’è qualcosa di disdicevole mi pare essere quell’auspicio (che brutto termine, sa di intimidazione politichese lontano un chilometro!) di separare la gestione della fiera da quella del giornale. Ricordo agli amici di Astoi (in realtà le aziende lo sanno bene) che sono sempre io, il disdicevole, a dettare la linea editoriale di tutta la nostra informazione. Lo faccio da tantissimi anni e se il giornale è oggi così autorevole e così ben condotto lo si deve proprio alla trasparenza di un giornalismo dei fatti che ho sempre inculcato alla mia squadra.

Io sono convinto che i tour operator che non saranno in fiera abbiano compiuto una scelta errata. E non lo dico per il mio fatturato, ma per il loro. Essere dentro al mercato vuole anche dire essere concretamente dentro alla fiera più rappresentativa. Magari non spendendo centinaia di migliaia di euro se i bilanci non lo permettono o se il marketing non lo consiglia, ma presidiando il mercato e le relazioni con esso attraverso gli innumerevoli strumenti possibili.

Io, nel pieno della mia “disdicevolezza”, sono aperto al confronto e al dialogo più di quanto non abbia dimostrato di esserlo Astoi. Spero lo siano, nei fatti, anche quegli imprenditori - almeno quelli in buona fede - che mi sono permesso di “strigliare” dalle colonne di un blog, strumento che per sua natura si presta al “sopra le righe”. Ovviamente non era mia intenzione offendere o personalizzare.

Tranquillizzo i più maliziosi sul fatto che nessuna posizione, per quanto dura possa essere, per me non costituirà mai una dichiarazione di guerra. Le guerre non servono. E poi accade spesso che proprio da una scazzottata nascano i legami più solidi.
Naturalmente ci si vede in fiera.

Paolo Audino

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