Cosa resta di airberlin

Voleva sfidare Lufthansa e invece pochi giorni fa è stata costretta ad alzare bandiera bianca. Questa è la storia di airberlin, compagnia aerea capace di entrare anche nella top ten dei vettori europei, per poi naufragare, sommersa da debiti e traffico in picchiata.

Il business model tedesco nell’epoca di Ryanair ha fatto cilecca e così la società è finita tristemente all’asta. Lufthansa, che non ha mai nascosto le sue mire, ha siglato un’intesa per portare nei suoi hangar 80 aerei e circa 3mila dipendenti e pochi giorni dopo anche easyjet si è presa la sua fetta (40 aerei e personale di bordo) mettendo sul piatto 40 milioni di euro.

Per salutare la fine del vettore, il 28 ottobre, è stato realizzato anche l’hashtag dedicato #forever39 (gli anni di attività della linea aerea) e negli ultimi giorni alcuni biglietti sono stati venduti a cifre molto alte rispetto al passato.

Quasi una beffa per le casse aziendali.

Il passato
Per qualche stagione, a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, airberlin riuscì, però, a creare qualche apprensione anche al colosso Lufthansa, imponendosi su alcune direttrici leisure come compagnia di riferimento. Poi, con il passaggio di una quota di riferimento a Etihad prima e con la crisi del trasporto aereo in seguito, la società ha iniziato a dare segni di cedimento, sino alla dichiarazione di bancarotta dello scorso agosto con il laconico commento dei vertici Etihad: "Si tratta di una storia molto deludente".

Per Abu Dhabi si è trattato di un investimento decisamente negativo che sta portando il vettore degli Emirati a rivedere completamente il suo piano industriale. La storia della crisi parte comunque da lontano, visto che già nel bilancio 2013 il passivo si era fatto pesante, malgrado la crescita di ricavi e passeggeri.

L'ottimismo
Nell’aprile del 2012 in una lunga intervista rilasciata a chi scrive, Susanna Sciacovelli, country manager per l’Italia della aerolinea tedesca, disse che si poteva vincere la crisi economica "con il nostro eccellente prodotto che collega 15 aeroporti italiani. Sono un'inguaribile ottimista, anche in tempi di recessione economica. Il mercato è aperto, nessuna paura, ma il nostro prodotto non è paragonabile agli altri".

Forse il prodotto funzionava, ma la gestione finanziaria delle ultime stagioni ha lasciato a desiderare con il crollo finale.

Resta l’hashtag #forever39 e la certezza che in casa Lufthansa non si passa.

Twitter@removangelista

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