Il caso di Air Canada: taglio del 60% del personale per restare in pista

Il trasporto aereo per primo ha messo mano alle forbici. Non passa giorni senza annunci di tagli di personale. La situazione si fa pesante malgrado vi siano già le prime conferme di riaperture.

Una decisione sofferta
In questi giorni si è analizzata poco la crisi di Air Canada che ha annunciato 20mila licenziamenti su una forza lavoro compessiva di 38mila unità.
I vertici del vettore hanno spiegato che è stata presa una "una decisione molto difficile. E’ stato necessario ridurre significativamente le nostre operazioni per soddisfare le previsioni, il che purtroppo significa diminuire la nostra forza lavoro del 50-60%”.

La flotta a terra
Air Canada come molti altri vettori in questo momento sta mettendo a terra il 90% del suo parco flotta, che comprende 225 macchine. La compagnia che dispone di un network a lungo raggio è senza dubbio più esposta rispetto ad altri concorrenti che possono contare anche su rotte a corto raggio più consistenti.
A differenza di molti vettori del Vecchio Continente, che stanno valutando in queste ore come ridurre il personale, Air Canada ha preferito esporsi immediatamente per cercare di salvaguardare le casse della società. In Europa si stanno definendo proprio in queste settimane i vari aiuti di Stato e questo deciderà la salvezza o meno delle varie compagnie.

Tre anni per la ripresa
Il ceo della compagnia canadese Celin Rovinescu ha detto che serviranno almeno 3 anni di ripresa per tornare ai livelli di attività del 2019. Intanto in queste ore ha annunciato che nelle prossime settimane torneranno in attività 97 delle 220 rotte servite nello stesso periodo del 2019. Non resta che attendere la risposta del mercato per decretare l’avvio della fase di ripresa. (r.v.)

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